TESTI
Paolo Fabbri. Lo sguardo etnografico e il confine etico della retorica
La lezione 'Il confine etico della retorica', tenuta vari anni fa dal semiologo e filosofo Paolo Fabbri nel quadro del percorso di alta formazione promosso da Assoetica parte da una constatazione: la retorica in sé è una risorsa etica, perché è una alternativa alla guerra, perché il confronto attraverso le parole prende il posto dell'uso delle armi. Ma poi, entrati a guardare il modo di usare gli strumenti della retorica, ci si accorge di come sempre si sfiora un confine etico: dove termina il rispettoso tentativo di convincere l'altro, e dove comincia il subdolo tentativo di ingannarlo? In conclusione, Paolo Fabbri associa l'etica alla responsabilità. La lezione di Paolo Fabbri è raccontata in questo articolo a partire dalla sua lontana genesi. Quando l'autore di questo articolo in anni ormai lontani si interrogava sui confini etici del suo lavoro di etnografo, lesse un articolo did Paolo Fabbri...
Praticare il dubbio e la libertà di scelta
Il contesto in cui esercitare il dubbio e la nostra libertà di scelta è sempre più quello virtuale. In esso abbiamo trasferito armi e bagagli, menti e azioni, le nostre intere esistenze, creando dei nostri doppioni nella forma di account o profili digitali. Questo contesto è formato da innumerevoli mondi artificiali, tutti vissuti come reali, tutti governati da algoritmi potenti che ne determinano funzioni e prestazioni, routine e comportamenti, scelte e decisioni. Dentro scenografie e sceneggiature ispirate dalla fisica sociale le scelte sono diventate binarie, agiscono su semplici interruttori che ci vengono proposti come strumenti potenti per l’esercizio della nostra libertà, ma che in realtà ci tolgono autonomia, ci impediscono di apportare modifiche al contesto nel quale esse sono rese possibili. E' necessario recuperare la capacità di pensare criticamente. Lo si può fare praticando il dubbio e la libertà di scelta. Meglio se basata sulla conoscenza, la (tecno)consapevolezza e la responsabilità. (𝗜𝗹 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗼 è 𝘂𝗻 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗺𝗶𝗼 𝗹𝗶𝗯𝗿𝗼 𝗡𝗼𝘀𝘁𝗿𝗼𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 - 𝗣𝗿𝗮𝘁𝗶𝗰𝗵𝗲 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗿𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗠𝗲𝘁𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼).
Riflessi bestiali
Nativo nell'occidente cristiano, da laico non credente, ci si dovrebbe interrogare se e in che misura l'antico Codice di Hammurabi "occhio per occhio", citato persino nel Vangelo, sia stato almeno in parte superato dalle conquiste di civiltà degli ultimi secoli, cosiddetti illuminati in contrapposizione a quelli bui. Con il protrarsi di scontri armati in Africa, Medio Oriente e altrove affiorano invece timori circa le ricadute di un domani ancora più buio e cruento. E si consolida la certezza che l'ingiustizia, il genocidio e la bestialità commessa nei confronti delle vittime di oggi diventano semi di pogrom futuri.
Destinazione ultima (e)speranza
Una destinazione condivisa dalla STULTIFERANAVIS che sulla responsabilità e sulla speranza, ispirandosi al libro di Hans Jonas (Il principio responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica) e a quello di Giuseppe Goisis (Speranza), ha scelto di investire per il suo essere un “tonico capace di moltiplicare le energie umane”.
Essere visibili o scomparire?
Viviamo vite raggomitolate, inautentiche, che alimentano il mal di vivere e il dubbio che la vita “potrebbe essere tutt’altra da quella che stiamo vivendo”. Dalla sofferenza, da una visione del mondo non conforme alla realtà e dal dubbio nasce il bisogno di una riflessione, filosofica, urgente, non superficiale né banalizzata dalle tante pseudo-filosofie felicitarie e commerciali del momento, ma capace di permettere di cogliere lo scarto esistente tra la vita ordinaria che conduciamo, oggi vincolata alla gratificazione continua e alla ricerca della soddisfazione, e un’altra vita possibile, meno apparente, meno fittizia o falsa. La pseudo-vita dell’oggi è rassegnata, passiva, regalata all’algoritmo e condizionata dalle piattaforme, reificata e alienata.
Tecnoconsapevolezza: alla ricerca di senso nell’era tecnologica e digitale
La tecnoconsapevolezza come approccio per affrontare le policrisi che caratterizzano un mondo ormai privo di senso nel quale siamo tutti impegnati a dare un senso alla nostra vita e non solo.