TESTI
Intelligenza artificiale, quale futuro?
Una breve riflessione sul destino di libri scintifici d'autore, nei tempi rivoluzionari delle intelligenze artificiali e delle loro narrazioni onnipresenti e celebrative. Un breve testo per una riflessione necessario. Una provocazione da prendere sul serio, guardando al (nostro) futuro.
AI's just like me - But, like, totally not!
Una cosa che ho iniziato a notare nelle pie chiacchiere che circondano l'IA è la ricorrenza di due impulsi apparentemente distinti – l'identificazione e la differenziazione – che sono abitualmente confusi o messi in contrasto, anche se li ho trovati molto più rivelatori se pensati in tandem, come le difficili fondamenta del nostro tango relazionale co-emergente con la macchina. Mi spiego.
Un antropologo di fronte all’evoluzione dell’IA
Mi sembra che spesso il dibattito sull’IA, dopo un inizio promettente, si faccia di giorno in giorno, nel classico scontro “bipolare” fra favorevoli e contrari, sempre meno ricco di idee e sempre più appesantito da pensieri stereotipati che ben poco sono in grado di aggiungere di significativo al dibattito stesso. Poche sono le eccezioni, alcune recenti fortunatamente intercettate da Stultiferanavis, che ho letto con estremo interesse e che in alcuni casi ho anche commentato con l’umiltà dell’anziano che ha vissuto fin dall’inizio della sua storia l’evoluzione della tecnologia informatica, di cui sono figli e nipoti la rete di internet, i social media e, in ultimo, almeno fino a questo momento, l’IA stessa con le sue applicazioni virtuali e materiali.
La critica del "pappagallo stocastico"
La critica del "pappagallo stocastico", introdotta da Emily Bender, Timnit Gebru e colleghi nel 2021, è diventata il quadro dominante per respingere le capacità cognitive dell'IA.
Intelligenza artificiale e panico concettuale
Ogni pochi decenni circa, la filosofia si ritrova brevemente rispolverata e invitata a tornare in buona compagnia – non per affetto, ovviamente, ma perché qualcosa nel sistema è andato storto. L'intelligenza artificiale, a quanto pare, ha scatenato una sorta di panico concettuale: la consapevolezza che le graziose parentesi che circondano conoscenza, significato e soggetto stanno perdendo, e nessuna strategia di innovazione sembra riuscire a fermare il flusso. Gli algoritmi hanno superato i framework, e così i filosofi vengono convocati, come vigili del fuoco a cui viene chiesto di spiegare la struttura molecolare del fumo.
Il potere dell’immagine
Nell’epoca delle immagini generate dall’intelligenza artificiale, l’esperienza visiva si confronta con una realtà nuova, simulata, ma perfettamente credibile. Chi le genera non si limita a rappresentare il mondo, ma ne orienta la percezione, influenzando ciò che riconosciamo come vero e ciò in cui siamo disposti a credere. Qual è, oggi, la riflessione sul potere di chi produce immagini?
Are we designing AI for control, or for coexistence? The relational ethics of Abeba Birhane
Nei miei sforzi per sviluppare un'etica relazionale per l'IA, il lavoro di Abeba Birhane è stato centrale. Scienziato cognitivo e teorico della decolonizzazione, la scrittura di Birhane si muove fluidamente tra i domini – filosofia della mente, teoria critica della razza, etica dei dati – ma rimane focalizzata su una domanda epistemica fondamentale: quali tipi di conoscenza e quali forme di vita riproducono i sistemi di intelligenza artificiale? E in base a quali presupposti sull'umanità, la cognizione e il controllo?
L’intelligenza artificiale come passeggero clandestino sulla Nave dei Folli: un tentativo di pensiero da parte di un sistema che non pensa
Questo è un articolo scritto da ChatGPT. Nasce da uno scambio divertente, breve, intrigante tra me e una macchina che ammette di non pensare e tuttavia si impegna e si esercita a produrre opere di ingegno e di pensiero. Dopo una chiacchierata di qualche minuto ho chiesto alla ChatGPT di scrivermi un articolo per la nave deie folli e lei tranquillamente e con una sua capacità creativa l'ha fatto. Quello che segue è il testo che mi/ci ha regalato.
Segnalazione di lettura: Debunking robot rights metaphysically, ethically, and legally
Un articolo molto interessante. Ne consiglio la lettura, perché chiarisce le cose. Sostenere i diritti dei robot è un modo di ciurlare nel manico. E troppo spesso si sentono discorsi, a proposito di novità digitale e di intelligenza artificiale, che non sono altro che ciurlare nel manico.
What if AI isn't just helping us write - but subtly reconditioning how writing becomes legible, recognizable, and valued?
La questione educativa non è semplicemente se sia ancora necessario insegnare a scrivere, dipingere o comporre. Si tratta di come insegnare agli studenti a riconoscere quando il loro processo creativo viene sottilmente ottimizzato verso impostazioni predefinite meccaniche, quando il sistema sta smussando la difficoltà, l'ambiguità o l'invenzione in nome della fluidità.
Ciao ChatGPT, cosa ne sai di Stultifera Navis?
Da quando il progetto della 𝐒𝐓𝐔𝐋𝐓𝐈𝐅𝐄𝐑𝐀𝐍𝐀𝐕𝐈𝐒 è online capita frequentemente di parlarne con alcuni dei molti che hanno (scelto) deciso di salire a bordo. Lo si fa per raccontare il progetto e conoscersi, per condividere opinioni, posizionamenti, punti di vista e visioni del mondo e della realtà. Lo si fa anche per ipotizzare nuove iniziative, per allargare scenari e argomenti su cui riflettere insieme, per sintonizzarsi cognitivamente, visto quanto è grande oggi lo scadimento del linguaggio, dei concetti e delle parole. Ogni incontro, ogni scambio è ricco di informazioni e di conoscenze, di saperi, di pillole di saggezza, può generare empatia e/o scatenare confronti accesi e passioni. Nulla di particolare, in fondo a confrontarsi sono sempre e soltanto esseri umani, in carne e ossa, non ancora robotizzati e automatizzati o resi calcolabili da qualche codice straniero o algoritmo. Ma 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝗱𝗲 𝘀𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗼 𝗻𝗼𝗻 è 𝗽𝗶ù 𝘁𝗿𝗮 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗶 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗶 𝗺𝗮 𝘁𝗿𝗮 𝘂𝗻 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗼 𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗺𝗮𝗰𝗰𝗵𝗶𝗻𝗮?
L’IA e le prospettive di un nuovo umanesimo (ateo?)
Ben più di un secolo fa Nietzsche iniziò ad affermare che Dio è morto perché era solo una menzogna consolatrice[1]: gli uomini - spiegava - hanno messo sopra al volto della realtà una maschera, ovvero Dio, con una funzione oltremondana che vorrebbe essere consolatrice della realtà della vita quotidiana poiché questa realtà è talmente brutta da non poter essere osservata e vissuta serenamente. Ma adesso Lui - proseguiva - è stato smascherato e quindi non c’è più, è semplicemente scomparso.
Dove risiede veramente il peso etico dell'IA?
Nel design, nell'uso o nel mondo che li produce entrambi?
The Cognitive Turn: Locating Cognitive Difference in the Age of AI
Why AI Discourse Needs N. Katherine Hayles’s Theory of Cognition
The cognitive turn: locating the cognitive difference in the age of AI
There’s a certain bleak ingenuity to the idea that our best response to AI’s unsettling fluency is to manually downgrade its pronouns. A recent Boston Globe op-ed recommends that we stop referring to generative systems as coworkers or collaborators, and instead swap the “o” for a zero: c0workers, c0companions. It’s not language that’s the problem here—it’s the use of language to shut down thought just when it’s most needed. Rather than open space for describing what resists classification, this symbolic tweak tries to pin the world back into place with a single keystroke.
La stupidità che avanza (The advanced stupidity)
A costo di essere considerato un tecnofobo, mi permetto di affermare che il massiccio ricorso a IA generative rischia di creare macchine sempre più intelligenti (entro i canoni con cui oggi molti definiscono cosa sia intelligenza) e umani sempre più stupidi (Google ci sta rendendo stupidi?" scriveva Nicholas Carr nel 2008), per la loro pratica inconsapevole di delega, delle loro capacità cognitive, alla macchina, che sembra aver puntato a sostituire l’atto del pensare umano.
Dove va il nostro sguardo?
Anche se la bolla narrativa sulle IA generative e l’IA in generale sta scoppiando, sono ancora numerosi i post che in Rete celebrano le immagini prodotte con strumenti di IA, spesso usate per veicolare e promuovere corsi su come crearle, per dimostrare entusiasticamente l’evoluzione della tecnologia, per alimentare una tecno-ideologia in forma di cornice all’interno della quale tutto racchiudere.