AI's just like me - But, like, totally not!

Una cosa che ho iniziato a notare nelle pie chiacchiere che circondano l'IA è la ricorrenza di due impulsi apparentemente distinti – l'identificazione e la differenziazione – che sono abitualmente confusi o messi in contrasto, anche se li ho trovati molto più rivelatori se pensati in tandem, come le difficili fondamenta del nostro tango relazionale co-emergente con la macchina. Mi spiego.

Un antropologo di fronte all’evoluzione dell’IA

Mi sembra che spesso il dibattito sull’IA, dopo un inizio promettente, si faccia di giorno in giorno, nel classico scontro “bipolare” fra favorevoli e contrari, sempre meno ricco di idee e sempre più appesantito da pensieri stereotipati che ben poco sono in grado di aggiungere di significativo al dibattito stesso. Poche sono le eccezioni, alcune recenti fortunatamente intercettate da Stultiferanavis, che ho letto con estremo interesse e che in alcuni casi ho anche commentato con l’umiltà dell’anziano che ha vissuto fin dall’inizio della sua storia l’evoluzione della tecnologia informatica, di cui sono figli e nipoti la rete di internet, i social media e, in ultimo, almeno fino a questo momento, l’IA stessa con le sue applicazioni virtuali e materiali.

Pensare è disobbedire. Lezioni dall’Iraq per il futuro dell’intelligenza artificiale

Cosa lega la guerra in Iraq all’odierno dibattito sull’intelligenza artificiale? Più di quanto sembri. Questo articolo esplora le analogie profonde tra il trauma decisionale post-11 settembre e le reazioni emergenziali che potrebbero accompagnare un futuro incidente legato all’AI. Sotto accusa non è solo la tecnologia, ma il nostro modo di reagire: parole vuote, governance impulsiva, efficienza senza pensiero. Attraverso uno sguardo critico e personale, il testo invita a riscoprire il valore del dubbio come forma di disobbedienza attiva. Con un riferimento chiave al libro The Stack di Benjamin Bratton.

Siamo ciò che ci plasma (?)

Ti sei mai chiesto se stai ancora scegliendo con la tua testa o se hai semplicemente imparato ad adattarti? La velocità ci ha resi superficiali. L'abbondanza ci ha tolto profondità. Ci somigliamo sempre di più, ma pensiamo sempre di meno. Abbiamo smesso di leggere, dubitare, ascoltare. Eppure il pensiero critico, la lettura e l'autenticità non sono scomparsi, sono solo più difficili da trovare. L'importante è essere consapevoli di non aver perso la propria coscienza.

La scuola da ripensare: la protesta degli studenti tra modello tradizionale e metodo Montessori

La vicenda della maturità “muta” rappresenta molto più di una bravata mediatica: è il campanello d’allarme di una generazione che chiede una scuola migliore. Una scuola che formi senza far soffrire inutilmente, che educhi senza mortificare. Gli studenti hanno lanciato un messaggio coraggioso, pagando di persona (rischiando la bocciatura) per dare voce al disagio loro e di molti compagni. Spetta ora alle istituzioni dimostrarsi all’altezza, abbandonando rigidità autoritarie e aprendo le porte a un dialogo costruttivo.

IKIGAI ECONOMICS: La folle economia nascosta della conoscenza nelle organizzazioni

Le aziende contemporanee amano dire di sé stesse che sono "guidate dai dati", "agili" e "innovative". In realtà, spesso sono l’equivalente organizzativo di chi tenta di abbattere un albero con una sega senza lama: girano velocemente su sé stesse, sprecando energia e accumulando inutili gigabyte di informazioni. Ogni giorno le persone nelle organizzazioni sono bombardate da circa 34 gigabyte di contenuti—oltre 100.000 parole—ma producono sempre meno conoscenza reale. Perché?

Figure del progetto #1 – Intelligenza sprecata

Nel lavoro quotidiano — tra riunioni interminabili, gerarchie immobili e parole come “collaborazione” svuotate di senso — l’intelligenza delle persone non manca: viene sprecata. Non per ignoranza, ma per paura. Non per carenza di idee, ma per eccesso di controllo. In questo articolo ho scelto di confrontarmi con Giuseppe Conte, professionista che da trent’anni riflette sulle trasformazioni del lavoro e della tecnologia con un approccio critico e filosofico. Ne è nata una conversazione che tocca temi come la fiducia, la delega, l’ascolto e la fatica del decidere. Il risultato è un’intervista narrativa, composta da quattro domande e da risposte dense, nate dall’esperienza diretta. Una riflessione per chi fatica a farsi ascoltare, per chi ha smesso di proporre, per chi sente che il proprio pensiero — quando non è omologato — viene trattato come un problema. Ma anche per chi ha ancora il coraggio di fidarsi.

Contro il dazio e contro il dato: per un’ecologia europea dell’automazione

In un’epoca segnata dall’irruzione dell’automazione nei gangli più profondi della vita economica e sociale, ciò che muta non è solo la tecnologia, ma la nostra stessa immagine del reale. Lungi dall’essere un fenomeno tecnico, l’automazione rappresenta un principio generativo che ridefinisce lavoro, valore e pensiero. Questo articolo propone una critica radicale sia al protezionismo economico di matrice americana che alla riduzione computazionale dell’esperienza umana, avanzando una visione europea fondata su interdipendenza, senso e responsabilità. L’ecologia dell’automazione, così intesa, non è una teoria delle macchine, ma una politica della forma e una cura del possibile.

Il valore della responsabilità nella comunicazione umana

In un mondo in cui la velocità rischia di travolgere la profondità, riportare attenzione alla responsabilità comunicativa è un atto controcorrente e rivoluzionario. Eppure è un atto alla nostra portata. Non c'è bisogno di fare grandi discorsi: basta iniziare dalle piccole interazioni quotidiane. Dalla prossima riunione. Dal prossimo messaggio. Dal prossimo conflitto. Dai figli.

Come se nulla fosse

Un’immagine della Porta d’Europa di Lampedusa mi ha riportato alla memoria le missioni di soccorso militare nel Mediterraneo, e con esse una riflessione più ampia sul senso del dono, della memoria e dell’ingratitudine. In tanti anni di lavoro ho offerto aiuto a molte persone, senza pretendere nulla in cambio. Alcune hanno ringraziato, molte hanno dimenticato. Ma non è questo il punto. In Aeronautica ho imparato che si può dare senza attendersi ritorno. In questo articolo torno su quell’etica del servizio: sobria, impersonale, eppure profondamente umana. Una forma di resistenza, oggi più che mai necessaria.

Sollevatevi, europei, sollevatevi!

L'Europa trema sulla soglia del suo stesso divenire, stretta dalla mano gelida della paura eppure chiamata, inesorabilmente, verso l'orizzonte delle sue promesse. Questa non è l'ansia effimera di una notte insonne: è il terrore esistenziale che si insedia quando l'ordine familiare cede, quando le certezze di prosperità, pace e progresso sono scosse dalla guerra ai suoi confini, dalle crescenti ondate migratorie, dall'incessante calcolo dell'inflazione e del debito, e dal sospetto tormentoso che i motori della democrazia stiano funzionando a tempo debito.

Intelligenza artificiale, Peer Review (revisione paritaria) e attività scientifica umana

La peer review, o revisione tra pari, è il processo che governa da tempo la pubblicazione dei lavori (paper) scientifici. Si tratta di un metodo cruciale per la valutazione dei lavori scientifici che coinvolge esperti del settore, i cosiddetti revisori, nell’analisi e nella valutazione critica del lavoro scientifico sottoposto per la pubblicazione su una rivista scientifica. Questo processo garantisce la qualità, la validità e l'affidabilità dei risultati scientifici.

Il pensiero soffocato

Alla domanda su dove andare per trovare pensieri non convenzionali, non saprei come rispondere. A chi mi chiedesse di indicare piattaforme o canali liberi da slogan politico-commerciali e da semplici opinioni, non saprei fare alcun nome.

Non esiste niente di serio?

Molti vivono le loro vite come un gioco. Forse l’intera vita è tutta un gioco, quindi hanno ragione loro. Se hanno ragione, coloro che sono seri e contrari al gioco, stanno in realtà giocando anche loro. Alcuni forse stanno operando per rendere il gioco un po’ più serio.

Abbiamo bisogno di cenobi per il terzo millennio

Siamo sempre più immersi in un tempo orientato allo smarrimento della relazione con la vita che ci circonda, con quella che ci ha preceduto e appena si intravede, con le altre persone e, infine, con noi stessi. Quattro movimenti di separazione che, attraverso alcune metafore cliniche, potrebbero aiutarci a parlare di questa epoca come un’età segnata dall’autismo e dall’Alzheimer, cioè di perdita, progressiva e pandemica, del contesto e della memoria.

LET'S NOT BE TOO ACADEMIC: How Pragmatism Becomes An Ideology of Collapse

C'è un certo tipo di agente del cambiamento – entusiasta, agile, impegnato e non gravato da molta teoria – che, di fronte alla complessità concettuale, la liquida con un'irritazione sottilmente velata: "Non siamo troppo accademici". Come se la chiarezza fosse un ostacolo, il pensiero un peso, la teoria un lusso, la profondità una distrazione. Questo filisteismo signorile si maschera da umiltà ma funziona come anti-intellettualismo dogmatico: un rifiuto della filosofia in nome dell'azione, un rifiuto del rigore in nome della rilevanza. La frase non è innocente. È il biglietto da visita di un ripiegamento epistemico e morale che ha autorizzato un danno enorme: alla natura, alle persone e alla verità stessa.

Deriva filosofica. Per una pratica del pensiero come dislocazione.

Quando la filosofia si emancipa dalla sua funzione sistematica e si espone all'instabilità radicale dell'esperienza, si configura come un gesto eminentemente disorganizzante. Non più disciplina ordinatrice del sapere, non più metalinguaggio di fondazione, ma esercizio che intacca le regole di legittimità del discorso e dissolve le architetture cognitive con cui il reale si presenta come stabilizzato. La filosofia, in questa accezione, non è una lente che chiarifica, bensì una forza che agisce come sabotaggio delle evidenze: disfa le costellazioni semantiche, distorce le coordinate abituali, apre faglie nell'ordine del sensibile e del dicibile.

Sapere e sapori

La fame è un 'patire' e questa 'passione' rivela che noi siamo innanzitutto una manifestazione del corpo e   la fame è la forma della nostra esistenza. Una fame che può essere rivolta al cibo, al sesso, al mondo, al trascendente, perché se la fame è ciò che ci incalza è anche ciò che ci spinge verso direzioni diverse che siano in grado di soddisfare il nostro desiderio. Una volta appagata, la fame torna di nuovo, sempre. Siamo vivi fino a quando abbiamo fame dell'altro da noi.

Tecnoconsapevolezza e libertà di scelta: Scegliere è difficile

Il mio libro 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗢𝗖𝗢𝗡𝗦𝗔𝗣𝗘𝗩𝗢𝗟𝗘𝗭𝗭𝗔 𝗘 𝗟𝗜𝗕𝗘𝗥𝗧𝗔' 𝗗𝗜 𝗦𝗖𝗘𝗟𝗧𝗔 condiviso per intero sulla Stultiferanavis. La facilità del fare una scelta, unita alla rapidità del processo decisionale, non è esclusiva dei social network ma anche dell’iper-consumismo che caratterizza la società post-moderna e massificata attuale, frutto della rivoluzione industriale e del progresso tecnologico che ne è seguito, ma anche dell’evoluzione del marketing e della incidenza dei media tecnologici nel condizionare comportamenti umani e stili di vita. Scegliere però non è facile, anzi è in qualche modo sempre difficile, soprattutto perché e quando bisogna fare la scelta giusta. Se non si sceglie, si rimane nel limbo delle possibilità, si accettano le scelte degli altri o si compiono scelte inconsce.