TESTI[1121]
Il gioco di prestigio di Turing. Computabilità al posto della complessità
Turing propone di leggere gli stati del mondo -complessi, caotici, non lineari- attraverso una 'macchina a stati discreti'. Questo è il senso della 'computazione'. La proposta finisce per essere un gioco di prestigio: risolvere i problemi impliciti nella 'calcolabilità' tramite la 'computabilità'; porre la simulazione al posto dell'osservazione; guardare i sistemi complessi tramite modelli che sono sistemi meccanici. Sostituire al mondo la rappresentazione del mondo proposta da una macchina detta computer.
Intervista ImPossibile a Hannah Arendt (IIP #01)
Hannah Arendt (1906–1975) è stata una delle più importanti filosofe politiche del Novecento. Ebrea tedesca, allieva di Heidegger e Jaspers, dopo l’esilio negli Stati Uniti ha pubblicato opere fondamentali come Le origini del totalitarismo (1951) e La banalità del male (1963), che hanno cambiato il nostro modo di comprendere il potere, il male e la responsabilità individuale. La sua riflessione sulla fragilità della democrazia, sul linguaggio politico e sulla libertà rimane ancora oggi un riferimento imprescindibile. In questa “intervista impossibile” proviamo a immaginare cosa direbbe Arendt di fronte alle implicazioni dell’intelligenza artificiale.
Ikigai: tracce di un concetto ormai perduto?
Il concetto di ikigai, la sua genealogia storica e filosofica, e il suo significato nella contemporaneità. Dall’analisi di Platone, Aristotele, Heidegger e Kamiya fino alla dimensione relazionale con il concetto di aïda, l’articolo esplora come l’ikigai possa ancora orientare la vita in un’epoca segnata dall’individualismo e dal frastuono digitale.
The spirituality pf the road
Recently, I was asked: What does spirituality mean to you? I hesitated, not for lack of answers, but because the question reaches further than any simple belief, practice, or comfort. To speak of “spirituality,” for me, is to ask: What does it mean to live—really live—in the thick of things, on the road between what we are and what we might become?
Coscienza e AI (POV #01)
Federico Faggin vs Riccardo Manzotti: cosa distingue l’esperienza umana dalle tecnologie? Il rapido sviluppo dell'Intelligenza Artificiale Generativa sta facendo emergere questioni sulla natura della coscienza e sull'unicità dell'essere umano. Mentre le macchine diventano sempre più capaci di imitare il linguaggio e persino la creatività, ci si sta chiedendo se possono davvero "capire", "sentire", o essere "coscienti" come noi. Per indagare questa complessità ho messo a confronto due voci autorevoli e profondamente originali: Federico Faggin, pioniere dei microprocessori che oggi si dedica allo studio della coscienza, e Riccardo Manzotti, filosofo e ingegnere, ideatore della teoria della Mind-Object Identity. Le loro prospettive, pur partendo da basi disciplinari diverse - Faggin guarda alla fisica quantistica, Manzotti all'esperienza del mondo esterno - offrono spunti critici essenziali per cercare di conoscere il presente e il futuro dell'AI. L'obiettivo è sviscerare le loro visioni sulla coscienza, la vita e i limiti dell'AI, per vedere come rispondono alle stesse sfide con strumenti concettuali differenti.
L'uso dell'Intelligenza Artificiale alla luce del metodo socratico
Il 'prompt' è la forma di dialogo che pone alla macchina domande strategiche per far nascere risposte e percorsi di significato che diventano rilevanti a livello di senso. "La crescita dell’informazione e la sempre maggiore eterogeneità del sapere superano ogni capacità d’immagazzinamento e di trattazione da parte del cervello umano", sostiene Edgar Morin. Per questo può esserci utile l'Intelligenza Artificiale Generativa. Il modo di proporre 'prompt' lo si trova già descritto da Platone nei dialoghi socratici. Consiste in fondo nell'uso di due tecniche essenziali in ogni linguaggio evoluto: leggere e scrivere. Meglio ancora: leggere e scrivere bene. Per usare la AI non è necessario niente altro che scrivere in modo sensato, sapendo dove si vuole arrivare, con ottima forma.
C'era una volta un uomo che riparava ombre
Fiabe moderne Psicologia e Poesia Racconti brevi
Il bello e il brutto delle nostre abitudini
Le abitudini sono come binari invisibili: ci guidano, spesso senza che ce ne accorgiamo. Alcune ci aiutano a crescere, altre ci tengono fermi o ci trascinano indietro. La domanda allora è: quali binari stiamo seguendo? Sono quelli che ci avvicinano alla persona che vogliamo diventare, o quelli che ci allontanano dai nostri obiettivi?
Il lato umano dell’intelligenza artificiale: è tutta una questione di prospettiva
La Storia come Bussola: Dal Sogno di Turing alla Realtà dei Dati Se vogliamo capire dove stiamo andando, dobbiamo prima capire da dove veniamo. Il viaggio nel mondo dell’IA inizia con un sogno, quello di un uomo visionario: Alan Turing. Nel 1950, pose la prima pietra, chiedendosi se le macchine potessero pensare. Questo non era solo un quesito tecnico, ma una profonda domanda filosofica. Pochi anni dopo, John McCarthy diede un nome a questo sogno: “Intelligenza Artificiale”. Era l’alba di un’era, un’epoca in cui si pensava di poter insegnare alle macchine a ragionare usando la logica matematica. I primi risultati furono agrodolci: l’IA poteva batterci a dama, ma faticava con gli scacchi senza un database immenso di partite . Proprio come un bambino prodigio che eccelle in una materia ma non ha il senso comune. Esempi come la vittoria di Deep Blue sul campione mondiale di scacchi, che McCarthy stesso definì una “forma di imbroglio” e non vera intelligenza, ci insegnano che il successo di un’IA è spesso legato a un contesto molto specifico.
Potenza del computer e ragione umana: dal giudizio al calcolo
L'ignoranza su ciò che gli algoritmi basati sull'intelligenza artificiale possono effettivamente fare e, "l'idolatria informatica semplicistica e disinformata" in cui stiamo annegando, continueranno a influenzare la cognizione umana e il progresso senza ritorno se non fermiamo questa follia.
L'etica oggi, in tempo di guerra. La lezione di Edward Bond
L’arte ha molto da insegnare: il libero sguardo dell’artista ci permette di osservare, per differenza, la miopia e la falsa coscienza dei politici, dei tecnici, degli imprenditori e dei manager. E anche la miopia di ognuno di noi. Il linguaggio dell’arte riguarda in modo speciale chi, in ambito aziendale, si trova a lavorare con le persone, e per le persone. Tra le arti, peculiare è il caso del teatro. L’analogia tra la scena teatrale e la scena sulla quale viviamo quotidianamente la nostra vita è evidente. Avendo in mente temi attualissimi: guerra, disagio sociale, senso di impotenza, neoliberismo, capitalismo finanziario, lasciamo la parola al drammaturgo inglese Edward Bond.
La rivoluzione sarà dashboardata
Immaginiamo una scena che potrebbe accadere domani mattina, in qualsiasi ufficio di marketing di Pechino o Milano. Alfio Lee Chen Satariano, milanese italo-cinese di seconda generazione e consulente pubblicitario, ha un'idea tanto assurda quanto geniale per lanciare una nuova app di foto-ritocco: farla benedire da un monaco buddhista. L'app diventa un fenomeno virale, condivisa da milioni di utenti con fervore religioso. Ma presto la situazione sfugge di mano: la gente inizia a "consacrare" di tutto, dai selfie alle pubblicità, e il marketing si trasforma in una nuova forma di culto digitale. Questa scena, liberamente ispirata al racconto "Buddhagram" di Chen Qiufan (con qualche variazione per renderla più vicina a noi), ci porta nel cuore del problema contemporaneo: cosa succede quando la tecnologia diventa una religione e gli algoritmi i nostri nuovi sacerdoti?
Il mercato che temiamo
L'Occidente secolare non ha tanto abbandonato Dio, quanto ha trovato una divinità più esigente.
I “non-lieux” di Marc Augé trent’anni dopo
All’interno delle dinamiche fra “luoghi” e “non luoghi”, come definiti e immaginati da Augé e dai tanti altri studiosi che ne hanno seguito le orme, possiamo continuare a sperare che le masse sociali non rimangano sempre più schiacciate sotto il peso della funzione, loro attribuita dal “mercato”, di meri consumatori e che i centri abitati, in particolare le grandi città, siano ancora in grado di fornire in futuro spazi sociali “reali”, capaci di alimentare con la loro linfa esistenziale e la storicità dei relativi luoghi la vita reale e le relazioni reali fra le persone.
Pronti per la traversata?
Sta per iniziare un nuovo anno scolastico e, visto che siamo in tema, mi piace paragonarlo alla traversata di una nave dove bambini e bambine, maestri e maestre, devono mettercela tutta per attraversare l'oceano superando rischi e pericoli imparando a farlo nei modi più adeguati.
L'economia della ciambella: un nuovo paradigma per l’umanità nel XXI secolo
Viviamo un momento storico cruciale, in cui i modelli economici tradizionali basati su crescita infinita e sfruttamento illimitato mostrano tutte le loro contraddizioni. Kate Raworth, con la sua teoria della "ciambella", ci offre una bussola preziosa per ripensare l’economia del XXI secolo, mettendo al centro la giustizia sociale e il rispetto per i limiti planetari. L'antropocene ci ricorda che il nostro metabolismo globale è in crisi: sovrasfruttiamo le risorse naturali e oltrepassiamo i confini che mantengono in equilibrio la vita sul pianeta. Ma c’è una via per prosperare entro uno spazio sicuro e giusto, dove nessuno sia privato di bisogni essenziali e dove si rispettino i limiti biofisici della Terra. Nel mio ultimo articolo approfondisco le 7 mosse di Raworth per un’economia rigenerativa, distributiva e inclusiva, fondata su una nuova antropologia economica che riconosce l’essere umano come socialmente interdipendente. Si apre così la sfida di superare la disuguaglianza sociale e il degrado ambientale come due facce di un’unica crisi sistemica. Solo con un cambio di paradigma culturale, politico ed economico potremo davvero costruire un futuro sostenibile e giusto per tutte le generazioni.
La truffa dell'oro: un altro caso di risparmio tradito da promesse di rendimenti e investimenti
Dopo la drammatica casistica sul Forex e quella sui diamanti da investimento ancora un altro esempio di come la mancanza di un educazione finanziaria efficace favorisce il piazzamento di investimenti truffa ai risparmiatori.
Il computer di Anarres
Come si coordina una rivoluzione senza tradirla? Gli anarchici di Anarres, nel romanzo di Ursula K. Le Guin, devono affrontare questa aporia ogni giorno. Dispongono di computer centralizzati ad Abbenay che gestiscono "l'amministrazione delle cose, la divisione del lavoro e la distribuzione dei beni". Sanno però che ogni centralizzazione costituisce una minaccia. La loro soluzione? Una vigilanza permanente accompagnata da principi di progettazione che possiamo definire "architetture della libertà".
Sette storni per la rivoluzione. Quello che Giorgio Parisi ha scoperto sui sistemi complessi e che Ursula K. Le Guin aveva già immaginato.
Giorgio Parisi ha piantato le sue telecamere sul tetto di Palazzo Massimo, di fronte alla stazione Termini, e ha scoperto che ogni storno coordina esattamente sette dei suoi simili. Sette collegamenti, non importa la distanza. Sette legami che tengono insieme stormi di migliaia di uccelli senza centro di comando. Trent'anni prima, Ursula K. Le Guin aveva immaginato gli anarchici di Anarres alle prese con lo stesso problema: come coordinarsi senza creare gerarchie? I suoi personaggi sanno che "non puoi avere un sistema nervoso senza almeno un ganglio", ma sanno anche che ogni centralizzazione è una minaccia. Parisi ha dimostrato scientificamente quello che Le Guin aveva intuito politicamente: il coordinamento senza controllo è possibile.
STULTIFERANAVIS simbolicamente in mare con la Global Sumud Flotilla
L'opinione pubblica di tutto il mondo si sta mobilitando per Gaza. Di fronte all'inazione, alla codardia e al malato pragmatismo di leader politici ormai incapaci di agire per paura di fare scelte coraggiose, al cittadino non rimane che manifestare pubblicamente e apertamente la sua opinione. In Europa e in molti altri paesi crescono in numero e in partecipazione le manifestazioni. In Italia ieri sera a Genova la fiaccolata a sostegno della Global Sumud Flottilla ha visto la partecipazione di quasi 40000 persone. Sempre ieri (sabato 30 agosto) a Venezia un'altra manifestazione, organizzata da Venice4Palestine ha sfruttato la visibilità della Mostra del Cinema di Venezia ha raccolto la partecipazione do qualche migliaio di persone.