TESTI
Cosa differenzia la STULTIFERANAVIS dalle piattaforme tecnologiche
La STULTIFERANAVIS come spazio liberato, partecipato, condiviso, gratuito, fondato sul capitale relazionale delle persone a bordo e su soggettività non competitive ma cooperative.
Riflessioni contemporanee
Ad aprile di quest’anno, in occasione del salone del mobile di Milano, sono state aperte delle location chiuse da decenni, nello specifico mi riferisco all’ex fabbrica SNIA di Varedo, inattiva dalla fine degli anni 80 del secolo scorso. Non entro nel merito dell’evento in sé, né delle mostre allestite al suo interno, quanto piuttosto di una scritta, ripetuta in ogni campata di quelle enormi sale dove si producevano filati artificiali e dove la tossicità dell’ambiente era significativa.
India
Viaggiare conserva ancora il sapore di un tempo? Attorno a questa domanda nasce il desiderio di scrivere questo racconto. Facile rispondere che l’unica cosa persa è la gioventù, argomento con cui spesso si liquida qualunque tentativo di chiedersi cosa è davvero cambiato rispetto al passato. Provo, in ogni caso, ad accennare qualcosa. Il fascino del mistero, della scoperta, sembra essersi attenuato: mappe gps, comunicazioni istantanee da ogni luogo, overdose di immagini e recensioni presenti su tutti i social, rendono sempre più raro lo stupore e la meraviglia della vera, e magari casuale, scoperta. La velocità e la capillarità degli spostamenti ha reso concreta e tangibile l’intuizione del “villaggio globale”. La “riproducibilità tecnica” del reale, attraverso forme di simulazione fino a poco tempo fa inimmaginabili, mina e corrode la nostra percezione. Da tempo penso che quando guardiamo un paesaggio non stiamo tutti sperimentando la stessa cosa. Ma nulla di questo è compreso nel racconto, che narra le vicende vere di un viaggio ormai lontano nel tempo, attraverso l’espediente narrativo del protagonista che torna sui suoi passi per riflettere sul senso del viaggio.
Fare bene le cose. Tra chiarezza operativa e profondità interiore
Mi sono svegliato con una domanda che si è fatta largo, ostinata, nella quiete della mente. Cosa significa davvero fare bene le cose? Non si tratta soltanto di “impegnarsi” o di “mettercela tutta”. Queste sono condizioni necessarie, ma non sufficienti. Fare bene è un’altra cosa. È una disposizione, un metodo, una forma mentale. E, soprattutto, una responsabilità.
Il singolare amore di Tchaicovsky e Madame von Meck. - 🎼
La storia di Tchaikovsky e di Madame von Meck è una delle vicende umane più appassionate e tragiche della storia della musica. Bisogna avvicinarsi a questa storia con delicatezza perché ci sono alcune cose che non sappiamo. Il suo scenario è la Russia del 1800 che, per quanto oppressa dal giogo zarista e da drammatiche diseguaglianze sociali, ci affascina per la forza emotiva che scaturisce dalle pagine immortali di “Guerra e Pace” o di “Anna Karenina” di Lev Tolstoj, per l’innocenza toccante del principe Myskin e la stupida follia criminale di Raskolnikov di Dostoevskij, per il romanticismo di Puskin, la fantastica ironia di Gogol, le fiabe e le leggende ambientate nei boschi di bianche betulle piene di neve, per la nostalgia razionale delle commedie e dei racconti Cechov e infine per la meravigliosa musica di Tchaikovsky.
Sono una sopravvissuta
Sono sopravvissuta scegliendo di non essere arrabbiata, aggressiva, cattiva, spietata, scegliendo di non diventare disumana, decidendo di iniziare a vedere tutto quello che avevo ignorato per anni.
Pagina di diario — 18 maggio
La mente, per sua natura, tende al vagabondaggio. Oscilla tra l’ansia per ciò che potrebbe accadere e il rimpianto per ciò che è stato. Questo flusso continuo, se non riconosciuto, alimenta uno stato latente di stress, talvolta persino di alienazione. Praticare la mindfulness significa spezzare questo incantesimo: riportare dolcemente l’attenzione al momento presente, al respiro, a un suono, a una sensazione corporea. Una forma di vigilanza affettuosa, che non corregge, ma accoglie.
Viaggiare è leggere con l'anima
Il viaggio più straordinario che possiamo intraprendere è quello che trasforma un paesaggio in un testo, un volto in una poesia, un gesto in un racconto. I libri ci preparano al mondo, ma il mondo è un libro infinitamente più complesso e vitale.
In libreria con la paura di sbagliare acquisto
Il fenomeno Ipnocrazia c'è stato, inutile negarlo, oggi già un po' sbiadito, dentro una realtà che ormai consuma e digerisce tutto, senza preoccuparsi molto che ciò che viene digerito sia vero o sia falso. Più che la tema dell'autorialità legata a un testo generato in modalità ibrida umano-macchina, è interessante riflettere su ciò che è rimasto di quell’evento. Sicuramente una maggiore difficoltà a fare delle scelte, a scegliere quale sia “la realtà” a cui credere. Il che si traduce anche in un malessere più profondo, la perdita di riferimenti solidi, di idee forti perché sostenute da fonti cert(ificat)e, di valori come verità, autenticità, identità e non solo.
I tempi sono cambiati, sono diventati privi di senso?
Perduto il senso, siamo alla ricerca di senso. Annegati nelle contraddizioni, cerchiamo la coerenza che sempre emerge dalla ricerca di senso, per Sè, per le proprie vite, per le cose che si fanno. Sommersi dal non senso siamo in costante sofferenza, perché percepiamo la difficoltà a dare un senso a ciò che non ce l'ha, in particolare se si riflette sulle cose del mondo e le tante crisi, in primis quelle ambientali e consumistiche, che sperimentiamo e delle quali siamo anche responsabili. La domanda sbagliata da porsi è dove si trovi il senso di cui abbiamo bisogno. Inutile anche chiedere indicazioni, si finirebbe per esacerbare persone anch'esse alla costante ricerca di senso e di persone a cui chiedere dove si trovi. Non rimane che partire da sè stessi, dal linguaggio, ridando un senso alle parole (lo dice anche Papa Leone XIV), ridare senso alla propria vita (non quella digitale), vivere, amare, ammirare la bellezza, ribellarsi, ecc. ecc., in una parola esistere.
Il pudore appeso a un filo
Il pudore come oggetto vintage che striscia tra gli stendini, si appende con due mollette blu e resta lì, come un manifesto non firmato della nostra identità. Ci ricorda che non tutto ciò che può essere mostrato deve necessariamente esserlo. Che c’è bellezza anche nel mistero, nell’intimità che sceglie il buio per asciugarsi.
Virtute siderum tenus
Guardare le stelle non è solo un atto contemplativo. È un gesto di ricerca, una domanda silenziosa rivolta al cosmo e, al tempo stesso, a noi stessi.
Bauli e Labirinti, Labirinti e Bauli
Grazie al baule-labirinto si naviga nella complessità, dentro la transdisciplinatierà delle conoscenze e dei saperi che il baule racchiude. I suoi contenuti non sono esoterici, sono per tutti, non sono anonimi, tutti hanno un autore, raccontano le sue storie ed esperienze, il suo vissuto, le sue conoscenze e i suoi saperi. Per accedere al baule e frugarci dentro non bisogna essere dei guru, degli esperti, dei sacerdoti laici, tutti possono avere la possibilità (opportunità) di coglierne i “connotati” conoscitivi dei contenuti disponibili, connessi all’esperienza di chi li ha generati.
Chi ha paura di Franz Anton Mesmer?
Mesmer fondò a Parigi una Società dell'Armonia costituita come una società segreta i cui aderenti dovevano pagare una cospicua quota. Erano medici assai facoltosi ma anche persone dell'alta società e Mesmer, che fino ad allora aveva vissuto modestamente separato dalla sua ricchissima moglie, divenne benestante. Guarì anche persone famose che scrissero favorevolmente su di lui. La fortuna sembrava essere giunta dopo tante peripezie. Ma nel 1784, il governo ordinò un'inchiesta e La Societé Royale nominò una commissione di nove scienziati per formulare un ultimo giudizio sul suo lavoro e la sua teoria.
Il peso della leggerezza: quando ridere non è solo una questione di superficie
Ridere è una di quelle azioni che facciamo senza pensarci troppo. Un gesto semplice, spontaneo, quasi automatico. Ma dietro quella leggerezza si nasconde qualcosa di più complesso. Perché non tutte le risate sono uguali, e non tutte ci portano nello stesso posto. C’è la risata che ci distrae e quella che ci rivela qualcosa. La differenza? Sempre la stessa: il significato che scegliamo di darle.
Marilyn Monroe, la donna oltre il mito
Marilyn Monroe è stata una delle attrici più famose del cinema della golden age di Hollywood. È stata una delle donne più ammirate del mondo per la sua grande bellezza. È stata anche una delle donne più sfruttata e strumentalizzata come vedremo.
Il sentimento del reale: non addomesticare il leone
Il sentimento del reale: con quest’espressione Donald Winnicott – lo psicoanalista che ha cambiato il nostro modo di pensare che cos’è un bambino, il significato della violenza delle emozioni, come diventare sé stessi – apre a una dimensione dell’esperienza che riguarda il sentirsi vivi. Il volume contiene scritti inediti di Winnicott, scelti tra quelli più in sintonia con le inquietudini del nostro tempo. Ne emerge un Winnicott determinato a proporre le novità che ritiene di avere introdotto nella psicoanalisi: il “primitivo” nella formazione della psiche, l’inconscio come inesauribile riserva di energie, le affinità con il lavoro degli artisti che attingono all’immaginazione per conquistare il sentimento del reale.
L’arte di non scrivere nulla. Breve elogio della distanza semantica assistita.
Scrivere con un LLM è come chiedere a un domestico invisibile di leggere nella nostra testa, riordinare i pensieri, aggiustare la grammatica e produrre un testo “che suoni umano, ma non troppo emotivo”. Il pericolo non è l’errore. È la mediocrità perfetta.
Navigando e vagabondando
Una riflessione sull’iniziativa della Stultiferanavis associata alla scelta di navigare vagabondando, con l’invito a tutti gli spiriti liberi di salire a bordo (“Via sulle navi […] c’è ancora un altro mondo da scoprire! […]” direbbe Nietzsche). L’invito è a salpare per lasciarsi indietro il paesaggio desolante a cui ci siamo assuefatti, per provare a ridare dignità a un intelletto sempre più ridotto al semplice computare, per mettersi alla prova in un viaggio non facile, in compagnia di altre presone in carne e ossa, sfidando onde e tempeste. Ci si imbarca, si sale a bordo, ci si mette in mare senza sentirsi obbligati a tornare, neppure se e quando si dovessero incontrare delle tempeste. Che senso avrebbe infatti pensare di tornare dopo che ormai si è partiti. Conta molto di più alzare lo sguardo e vagabondare sulle onde, con consapevolezza, determinazione e coraggio.
Vedere i margini
Il successo, così come viene descritto nelle nostre comunità professionali, ha sempre avuto qualcosa di equivoco. Lo abbiamo rincorso come misura dell’efficienza, del talento, della capacità di portare risultati. Eppure, più ne parliamo, più mi sembra evidente che il suo stesso concetto abbia generato un cortocircuito. Quando lavoro con team di sviluppo, con project manager, con chi si occupa di trasformazione digitale o di coaching Agile, sento spesso parlare di “valore”, di “output”, di “riconoscimento”. Ma raramente si mette in discussione la cornice che definisce tutto questo. È come se ci muovessimo tutti all’interno di un acquario, certi di avere il pieno controllo del nostro nuoto, mentre ignoriamo le pareti di vetro che ci contengono.