Project & Knowledge Systems Designer | ITSM e Governance | Scrivo per Stultifera Navis sul sapere come processo filosofico e politico
(omnia mea mecum porto)
Tyresia, simbolo di visione e trasformazione, ispira il mio approccio al project management: vedere oltre l’apparenza, unendo metodo e intuizione. Con oltre 30 anni di esperienza, ho iniziato nell’Aeronautica Militare Italiana, dove ho imparato a gestire risorse e team in contesti complessi.
Applicando metodologie Agile e Kaizen, mi dedico all’ottimizzazione dei processi. Appassionato di archeoastronomia ed epistemologia, esploro la sinergia tra filosofia e gestione dei progetti, guidato dal motto “omnia mea mecum porto”: il vero valore risiede nell’esperienza e nella conoscenza che portiamo con noi.
La corsa inutile e la gioia del cane. Sisifo rivisitato da un lupo
“Dobbiamo immaginare Sisifo felice.” (Albert Camus)
Contro la Repubblica Tecnologica: la nave, non il missile
Un saggio filosofico sull’intelligenza artificiale, la crisi dell’autorialità e la deriva bellica della tecnologia. Tra navi, missili e filosofi apocrifi, Fulcenzio Odussomai ci guida in un viaggio attraverso le soglie del potere e dell’immaginazione.
Non è il mare che decide dove devi andare, ma la rotta che scegli di seguire.
Tempesta. Nessuna rotta. Una nave alla deriva. È l’immagine perfetta di un progetto senza baseline. E non importa quante risorse hai o quanto sia preparato l’equipaggio: senza un punto fermo da cui misurare progressi e deviazioni, il rischio di fallire è altissimo. In questo articolo spiego cos’è una baseline, perché viene spesso sottovalutata e come può trasformare la gestione di un progetto da reattiva a strategica. Per chi vuole governare la complessità, non subirla. Per chi non affida la navigazione al caso.
Il pastore delle idee: il Sapere come bestiame errante
L’articolo esplora il paradosso della conoscenza tra controllo e fluidità, confrontando tre approcci alla gestione del sapere: il capitale intellettuale di Leif Edvinsson, l’ecosistema sociale di Chris Collison e il cattle approach di Sébastien Dubois. Attraverso riferimenti filosofici, dalla Biblioteca di Alessandria a Walter Benjamin, e metafore evocative, come il bestiame errante della conoscenza, il testo riflette sulla natura mutevole del sapere e sull’impossibilità di possederlo davvero. 𝐋𝐚 𝐠𝐞𝐬𝐭𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐨𝐬𝐜𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐧𝐨𝐧 è 𝐚𝐜𝐜𝐮𝐦𝐮𝐥𝐨, 𝐦𝐚 𝐜𝐫𝐞𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐬𝐮𝐚 𝐞𝐯𝐨𝐥𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞, 𝐮𝐧’𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐬𝐨𝐭𝐭𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐢ù 𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐝𝐨𝐦𝐢𝐧𝐢𝐨, 𝐮𝐧 𝐞𝐪𝐮𝐢𝐥𝐢𝐛𝐫𝐢𝐨 𝐭𝐫𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐞 𝐨𝐛𝐥𝐢𝐨.
Quando l’opinione del più pagato affossa i progetti IT
Nel project management IT, il rischio non è solo tecnico, ma spesso umano. Da Icaro alla teoria del formaggio svizzero di Reason, comprendiamo che i fallimenti non derivano da un singolo errore, ma dalla convergenza di più vulnerabilità. Tuttavia, c’è un altro fattore critico: il HiPPO (Highest Paid Person’s Opinion), ovvero l’influenza delle figure di potere che impongono decisioni non supportate dai fatti. Con una riflessione tra filosofia stoica, Bauman e Agile, questo articolo esplora come evitare che l’autorità gerarchica soffochi l’innovazione, e come uno Scrum Master illuminato possa trasformarsi nel vero saggio del team.
Connessi ma frammentati: come la tecnologia trasforma il pensiero
Il digitale ha trasformato il nostro modo di lavorare e pensare, favorendo la velocità e la produttività a scapito della riflessione critica. L’iperconnessione e la collaborazione globale hanno reso la sincronicità un mito e l’asincronia una necessità, ma senza strumenti adeguati rischiamo di disperdere conoscenza e ridurre il pensiero a un flusso di reazioni istantanee. L’intelligenza artificiale e gli algoritmi personalizzati ci guidano, ma ci privano della scoperta e della diversità cognitiva, portandoci verso un modello di “uomo a un algoritmo”. In questo scenario, la sfida non è eliminare la complessità, ma imparare a gestirla. L’articolo esplora il paradosso della semplicità nell’era digitale, analizzando il lavoro distribuito, il rischio della superficialità e la necessità di un nuovo umanesimo tecnologico. Attraverso riferimenti filosofici e pratici, propone strategie per preservare il pensiero critico e la conoscenza in un mondo sempre più automatizzato, dimostrando che la vera intelligenza non sta nella semplificazione, ma nella capacità di scegliere cosa rendere semplice e cosa mantenere complesso.
Lo spettacolo come paradigma della modernità digitale: interazione, consumo e cognizione nell’era della complessità tecnologica
Oggi, a più di cinquant’anni dalla pubblicazione del testo di Debord, il suo pensiero assume un’attualità quasi inquietante. La società dello spettacolo si è trasformata, non si è dissolta; si è integrata nelle dinamiche tecnologiche più avanzate, ridefinendo non solo il modo in cui le immagini mediano l’esperienza, ma anche il modo in cui l’individuo concepisce se stesso e il proprio rapporto con il mondo. L’interconnessione digitale ha radicalizzato il processo di spettacolarizzazione, portandolo a un livello inedito di pervasività. Non si tratta più di un consumo passivo di rappresentazioni esterne, ma di un’integrazione totale tra spettacolo e identità, tra simulacro e realtà.
Il fallimento del successo: da Sapolsky a Wallace
Il consumo di informazioni online è rapido, frammentato e superficiale. Il doomscrolling – la compulsiva ricerca di notizie negative – dimostra come l’attenzione sia ostaggio di un ciclo di input continui, senza mai fermarsi per elaborare. Pierre Bourdieu, in La distinzione, descrive come la cultura sia stata storicamente un’arma di potere, un sistema di selezione sociale che premia chi ne padroneggia le regole. Oggi, paradossalmente, questo potere è stato trasferito agli algoritmi. Se un tempo erano le classi sociali a determinare chi poteva accedere al sapere, oggi è il feed personalizzato di Google o TikTok a decidere cosa ci è dato conoscere.
Tecnologia, narrazione e umanità: una riflessione sulla società digitale
La tecnologia non è più solo uno strumento, ma una forza che riorganizza i rapporti sociali ed economici, ridefinendo il confine tra pubblico e privato, verità e manipolazione, autonomia e dipendenza. L’informazione, filtrata da algoritmi opachi, è nelle mani di poche grandi aziende che modellano il discorso pubblico, privilegiando la visibilità rispetto al contenuto. I social media, anziché favorire il dialogo, amplificano la polarizzazione e trasformano la narrazione in spettacolo. Nel lavoro e nell’istruzione, la logica della misurazione ha ridotto l’esperienza umana a numeri e prestazioni, sacrificando pensiero critico e creatività. La sfida non è resistere alla tecnologia, ma riappropriarsene in modo consapevole. Serve una cultura digitale che promuova la partecipazione e il controllo collettivo, affinché la tecnologia resti un mezzo al servizio dell’umanità, e non il contrario.
L'Europa e il suo Gattopardo: aristocratici decadenti, arricchiti infidi e il suicidio di un continente
C’è un’immagine che descrive perfettamente l’Europa del nostro tempo: l’aristocrazia decadente del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Un’élite invecchiata, incapace di comprendere il cambiamento in atto, ostinata nel difendere il proprio status mentre il mondo intorno si trasforma. Così, mentre la storia avanza impetuosa, l’Europa rimane ferma, prigioniera delle sue stesse illusioni di grandezza passata.
Il cittadino labirintico: educare all’incertezza nella democrazia simulata
Siamo immersi in una Babele informativa dove ogni notizia è una verità provvisoria e ogni certezza dura lo spazio di un clic. Come può il cittadino globale distinguere il vero dal verosimile, il dubbio sano dalla manipolazione? Forse la risposta non è trovare nuove certezze, ma imparare a vivere nell’incertezza, coltivando il pensiero critico e la consapevolezza della propria fragilità cognitiva. Questo articolo propone un viaggio tra riflessioni e sguardi diversi, da Dominici a Mazzucchelli, da Varanini a Mezirow, per provare a rispondere.
Tra narrazione e razionalità: infocrazia, errore, e la sfida della transizione energetica tra ideologia e realtà
Quando pensiamo all’energia e al nostro futuro, immaginiamo spesso una corsa verso innovazioni straordinarie: pannelli solari, turbine eoliche, idrogeno verde. Ma dietro queste immagini c’è molto di più. L’energia è una storia di scelte, di paure e di errori, di tentativi e di idee abbandonate. È il riflesso di come una società racconta se stessa e il proprio rapporto con la natura e la tecnologia. In questo viaggio, ci muoveremo tra filosofia, storia e scienza per capire come la nostra visione dell’energia sia il risultato di narrazioni collettive e di razionalità spesso smarrite. Scopriremo perché il nucleare, da sempre temuto in Italia, è invece al centro di un dibattito cruciale per la nostra indipendenza e il nostro futuro. Perché l’energia non è solo una questione tecnica: è lo specchio di chi siamo e di chi vogliamo diventare.
Turn The Ship Around! – Filosofia della leadership tra controllo cognitivo e complessità
L’articolo esplora il tema della leadership adottando una prospettiva filosofica ispirata alla filosofia della mente e alla teoria della complessità. A partire dalla tradizionale distinzione tra gestione dei compiti e gestione delle relazioni all’interno di un team, il testo riflette sulla natura multidimensionale dell’ambiente organizzativo e sulla necessità di ripensare la figura del leader come regolatore di flussi informativi e relazionali, piuttosto che come semplice decisore. Il dialogo tra neuroscienze cognitive e filosofia della complessità offre l’occasione per interrogarsi su un modello di leadership che non si limiti a imporre ordine, ma sappia navigare la complessità, adottando una forma di controllo selettivo e situato, capace di riconoscere la pluralità dei conflitti e delle dinamiche in atto. Un intreccio tra filosofia, scienza cognitiva e teoria organizzativa.
Accettare il fallimento come un passo necessario per crescere
Viviamo in una società che celebra il successo ma teme il fallimento, considerandolo un segno di incompetenza. Eppure, il fallimento è una tappa inevitabile di ogni crescita. Imparare a vederlo non come un ostacolo, ma come un’opportunità, ci permette di affrontare le sfide con maggiore consapevolezza. Questo articolo esplora come superare la paura del fallimento, abbracciare l’imperfezione e trasformare gli errori in strumenti di apprendimento.
Oltre l’illusione del presente: identità, narrazione e la ricerca del sé in un mondo iperconnesso
L’articolo esplora la crisi dell’identità nell’era digitale, la frammentazione del tempo e la perdita della narrazione. Riflette sull’illusione dell’immagine pubblica, sulla solitudine come strumento di conoscenza e sulla necessità di rallentare per riscoprire un senso autentico, al di là dell’ansia da prestazione e della crescita infinita.
Memoria, narrazione e crisi di significato: una riflessione filosofica sull'essere contemporaneo
L’essere umano vive sospeso in una tensione temporale: tra passato, presente e futuro, tra ciò che è stato e ciò che potrebbe essere. In questa condizione, memoria, narrazione e linguaggio si rivelano i pilastri della nostra esistenza. Sono strumenti essenziali per dare senso al caos del mondo, ma cosa accade quando questi pilastri si incrinano? Quando il tempo si riduce a lavoro e consumo, quando il linguaggio diventa sterile e i rituali perdono il loro valore simbolico? Siamo forse di fronte a una crisi non solo della memoria, ma anche del nostro essere-nel-mondo.
Il tempo del cambiamento
Il tempo è il filo conduttore che lega la nostra esistenza al cambiamento. Viviamo in un’epoca in cui il presente si accorcia e il futuro si affretta a diventare obsoleto. Questo ritmo incessante, scandito dalle innovazioni e dalle urgenze, ci costringe a riconsiderare il nostro rapporto con il tempo e i valori che lo definiscono. L’urgenza appartiene al dominio del fare, del “quando”, mentre l’importanza risiede nell’essere, in ciò che attribuiamo significato. Tuttavia, il confine tra questi due mondi si è fatto labile, spingendoci verso decisioni affrettate che raramente rispettano ciò che conta davvero.
Pensiero, paradossi e narrazioni: viaggio nelle contraddizioni dell’umanità contemporanea
Viviamo in un’epoca in cui il mito della razionalità e della produttività domina il pensiero, spesso soffocando la spontaneità e il pluralismo. Oggi, i comportamenti autodistruttivi come bulimia, autolesionismo o abuso di sostanze sembrano essere sempre più diffusi, specialmente tra i giovani. Questi fenomeni non sono compartimenti stagni, ma facce della stessa medaglia, entrambe radicate nella difficoltà di trovare un equilibrio tra controllo e vulnerabilità.
Proxy Culture: come tecnologia ed etica ridefiniscono il nostro rapporto con la realtà
Un proxy non è un semplice simbolo, ma un’entità che assume un ruolo operativo, permettendo un’interazione che sostituisce il contatto con il referente originale. Questa idea trova le sue radici nella semiotica di Charles Sanders Peirce, che distingue tra icone, indici e simboli. Nella proxy culture, però, i confini tra queste categorie si dissolvono. Un proxy non si limita a rappresentare; diventa esso stesso il referente operativo. Per esempio, una fotografia digitale non è solo la rappresentazione di un ricordo: diventa il ricordo stesso per chi la osserva.
Sapere e tradizione come ingredienti del futuro
Una governance basata esclusivamente sulla conoscenza potrebbe cadere nella trappola dell’elitismo, alienando i cittadini comuni e creando una nuova forma di disuguaglianza. Tuttavia, ignorare il valore della competenza significa perpetuare un sistema inefficace e vulnerabile.