Scrittore, consulente, formatore, ricercatore, operatore culturale
STULTIFERA NAVIS co-founder.
Specialties: Soft Skill, Ethnography in organizations, Management, HR, Business Ethics, Critical Management Studies, Storytelling, Business Writing, Knowledge Management, Business Process Analysis, E-Learning, Customer Relationship Management, Change Management, Project Management, Information & Communication Technology, Digital Humanities, Philosophy of Computer Science.
Italo Svevo vs. i Costruttori di Macchine Digitali
Essere 'autori' significa assumersi responsabilità. C'è differenza tra l'essere umano che cura e la macchina che simula la cura.
Il Turco come Ersatz
Wolfgang von Kempelen, barone, Aulico Consigliere per la meccanica della Casa Reale d'Austria, esperto di meccanica, idraulica e fisica, mostra nel 1770 all'Imperatrice Maria Teresa d'Austria un meraviglioso automa: un Turco capace di giocare a scacchi, vincendo quasi sempre. Si siederanno di fronte al Turco a giocare con lui l'Imperatrice stessa, Napoleone, Benjamin Franklin. Il Turco si esibirà in teatri e in circhi, in Europa e in America. Si scoprirà solo dopo molti anni che si trattava di un inganno. Sotto il tavolo del Turco si nascondeva un umano. Vale la pena di domandarsi perché non solo i cittadini, ma anche gli scienziati dell’epoca si lasciarono ingannare. Questa storia ci illumina sul nostro presente.
Fiction Factory. Romanzi automatici, autori deboli
Chi è l'autore? Molto è stato scritto a proposito di ciò che può essere detto, pensato e accettato come definizione dell'autore. Più che proporre rassegne di ciò che hanno scritto a proposito dell''autore' autori ai quali attribuiamo la patente di grandi autori, mi pare opportuno che ognuno si sbilanci verso il dire chi è secondo lui l'autore. E ancor più opportuno mi pare invitare ognuno a scoprire in sé l'autore. Purtroppo oggi, invece di seguire questa via, si preferisce guardare alle prestazioni di macchine che si vogliono considerare capaci di 'scrivere' tanto quanto, o meglio degli esseri umani. Un passo importante in questa direzione consiste nel criticare autori -come Italo C.- la cui autorità si dà di solito per scontata
Il modello interstiziale
Le organizzazioni ci appaiono lisce, rifinite. Ma sono invece rugose, segnate da crepe e fenditure. A questi luoghi di solito ignorati dalla ricerca bisogna guardare. Le possibilità di cambiamento e di reale presenza umana stanno negli interstizi. (Questo testo è stato scritto, per quanto ricordo, attorno al 1995. E' stato pubblicato l'1 gennaio 1998 sul sito www.bloom.it, e cioè nel momento in cui il sito ha preso vita).
Cosa significano le manifestazioni di piazza...
COSA SIGNIFICANO LE MANIFESTAZIONI DI PIAZZA. FIUMI DI PAROLE SUI GIORNALI, MA TUTTO ERA GIÀ STATO DETTO DAL POETA PERCY SHELLEY DUECENTO ANNI FA.
La democrazia come discussione in pubblico. Oggi!
Sono i cittadini a fare la democrazia. Ma ne sono capaci? Più ci abituiamo ad essere utenti, di servizi preconfezionati più ci allontaniamo dall'essere cittadini. Siamo abituati a legare a filo doppio la ‘democrazia’ con l’idea di ‘rappresentanza’. Ma serve tornare a una democrazia in prima persona. La democrazia non risiede nemmeno nelle Costituzioni, 'carte' che devono essere mantenute vive nel presente, attraverso il continuo scambio e confronto. La democrazia risiede innanzitutto nella discussione in pubblico. Il dibattito in pubblico può ben avvenire anche nei luoghi digitali, ma non basta. Scendere in piazza può contar poco ed apparire gesto velleitario. Ma è costruttivo già il fatto che si tratti di stare insieme con il corpo - senza mediazioni digitali.
Breve resoconto dell’ascesa di un Filosofo-Guardiano
Il Filosofo-Guardiano è la figura sociale necessaria per garantire il dominio dei Nuovi Sovrani Digitali. Educa e addomestica i cittadini, dicendo loro che si vive più sicuri e più felici sulle piattaforme digitali che nel mondo fisico, corporale, animale. Che il mondo naturale non è che una propaggine del mondo digitale. Dietro l'affermazione "understanding ourselves as inforgs" si nasconde una imposizione politica: accettate di essere succubi dei nuovi Sovrani Digitali. Naturalmente il Filosofo-Guardiano è, a parole, favorevole alla democrazia, alla società aperta. Ma essendo il codice su cui è scritta ex novo la realtà sociale nelle mani di Sovrani, la massima manifestazione di democrazia possibile è la tolleranza. Lasciateli fare, diceva già Kant, purché restino chiusi nel recinto e siano sempre osservati. Il Filosofo-Guardiano insegna che "l'ambiente è fatto per il digitale, per l'Intelligenza Artificiale, e un po' meno per gli esseri umani, e siamo noi a doverci adattare, invece che l'Intelligenza Artificiale a doversi adattare, darci una mano per lavorare meglio”. Ma subito aggiunge: “Ci sono ottime prospettive”. “L'etica ha ovviamente raggiunto qualsiasi settore industriale una volta maturo". “Ci sono sfide serie di tipo etico, industriale, aziendale, di covenants [patti, accordi, convenzioni], ma non di tipo fantascientifico. Io mi rilasserei”. Aspettate fiduciosi, dice il Guardiano, quando il mercato sarà maturo l'etica si affermerà. Il Filosofo-Guardiano che assumo come campione di tutti i Filosofi-Guardiani ovviamente ha un nome. Nomino esplicitamente il vero nome nelle pagine che dedico al Filosofo-Guardiano nel mio libro 'Le Cinque Leggi Bronzee dell'Era Digitale. E perché conviene trasgredirle', 2020. Sono passati cinque anni - ma quelle pagine mi paiono più attuali oggi di allora. Qui, nel riprendere alla lettera quelle pagine, ometto il suo nome e cognome, sostituendolo in ogni luogo del testo con 'Filosofo-Guardiano'. Ometto qui anche le note a pie' pagina, che contengono, per ogni frase citata tra virgolette, la precisa fonte.
Quando Maurizio Ferraris ha abbandonato la filosofia?
Ho in mano un saggio sincero, profondo, aperto, autoriflessivo, privo di fronzoli e ammiccamenti. 'Ermeneutica di Proust', 1987. (Una curiosità: è il primo libro pubblicato da Edizioni Guerini).
Macchine al cielo emulatrici
Giacomo Leopardi scrive la 'Palinodia al marchese Gino Capponi' nel 1835. Ha trentasette anni. Morirà due anni dopo.
Piedi umani e scarpe vecchie
'Interfaccia uomo-macchina', 'interazione umani-intelligenza artificiale', ''co-evoluzione umani-intelligenze artificiali'. Ci si trova a leggere sempre più spesso simili definizioni. Possiamo intenderne il senso attraverso il concetto di 'accoppiamento strutturale' proposto da Humberto Maturana, neurofisiologo e filosofo. Si dà un accoppiamento quando due sistemi, pur mantenendo la propria identità,“si modificano in conseguenza di interazioni”. Maturana non si limita a proporre una definizione formale. Ci invita a leggere il concetto di 'accoppiamento strutturale' attraverso una metafora: l'accoppiamento strutturale è l'adattamento reciproco tra un piede e una scarpa. L'essere umano è rappresentato dal suo piede; la macchina è rappresentata dalla scarpa. Possiamo dire: piede e scarpa si adattano reciprocamente. Ma dobbiamo aggiungere: noi umani viviamo l'esperienza dell'accoppiamento strutturale con la scarpa dal punto di vista di umani dotati di piedi. Per camminare servono scarpe comode. La miglior scarpa è la scarpa vecchia. La scarpa-macchina che garantisce a noi umani il più efficace accoppiamento strutturale è la scarpa vecchia. Ma la metafora ci spinge a sospettare: lo scopo per il quale è progettata la scarpa-macchina-intelligenza-artificiale è imporre il modo di camminare.
María Corina Machado. Premio Nobel al coraggio
L'attribuzione all'oppositrice venezuelana María Corina Machado del Premio Nobel per la Pace 2025 invita a qualche riflessione sui motivi del riconoscimento e anche sulla superficialità di moti commenti politici
Quando Maurizio Ferraris ha abbandonato la filosofia?
Tornando a leggere il saggio di Maurizio Ferraris 'L'ermeneutica di Proust', 1987, sovvengono pensieri a proposito di come si evolve il pensiero di un filosofo. Appare stridente la distanza tra queste pagine sincere, volte all'autoriflessione, attente alla contiguità tra filosofia ed arte, e la successiva produzione del filosofo. Viene da chiedersi: come è possibile che quel Maurizio Ferraris sia trasformato in tronfio e cinico apologista del telefonino, banale critico di Gesù Bambino, impenitente inventore di formule che ricicciano l'ovvio -dal nuovo realismo alla documentalità-, sempre in cerca di gerghi tesi ad annichilire i lettori, e a rinserrare le fila degli addetti ai lavori.
Non stiamo forse sostituendo Dio con la Macchina?
Numerosi sono i filosofi che oggi sostengono che "prima di umiliare le macchine per esaltare noi stessi, dovremmo per lo meno assumere una postura più modesta". Nel dire questo i filosofi tradiscono l'ansia di esaltare l'intelligenza della macchina. Questi filosofi, abbagliati dalla presenza della macchina, orientati -più o meno consapevolmente- a spacciare merce filosofica di facile mercato nel tempo presente, non si avvedono di ripercorrere stancamente i passi di una delle più antiche questioni filosofiche: la prova dell'esistenza di Dio. ciò che oggi accade è questo: non si cerca più dio, si cerca la macchina. Si sostituisce a dio la macchina. Laddove si evidenziava la stupidità umana nel confronto con Dio, oggi si cerca di dimostrare la stupidità umana confrontando l'umano con la macchina. L'essere umano, cosciente dei propri limiti, resta capace di volgere gli occhi al cielo. Ma i filosofi, che erano, e potrebbero essere, umani che continuamente insegnano agli umani ad essere sempre più pienamente umani, si sono venduti alla macchina.
Primero de Mayo en La Habana
Ogni viaggio è un viaggio alla ricerca di sé stesso. Viaggiare è sentirsi a casa in un luogo. Non dipende dalla durata della permanenza. Dipende dall’intima sintonia con il luogo, con la cultura, con l’ambiente. L’accoglienza è qualcosa di sottile e involontario, e fa il paio con l’altrettanto involontaria disponibilità a sentirsi a proprio agio, immersi nella quotidianità locale, straniero sempre, ma a proprio agio. In questo racconto, un evento: il discorso pronunciato da Fidel Castro -ormai anziano, ma sempre carismatico- in un primo maggio. All'Avana, a Cuba. Evento che non sarebbe potuto accadere altrove.
Il gioco di prestigio di Turing. Computabilità al posto della complessità
Turing propone di leggere gli stati del mondo -complessi, caotici, non lineari- attraverso una 'macchina a stati discreti'. Questo è il senso della 'computazione'. La proposta finisce per essere un gioco di prestigio: risolvere i problemi impliciti nella 'calcolabilità' tramite la 'computabilità'; porre la simulazione al posto dell'osservazione; guardare i sistemi complessi tramite modelli che sono sistemi meccanici. Sostituire al mondo la rappresentazione del mondo proposta da una macchina detta computer.
L'etica oggi, in tempo di guerra. La lezione di Edward Bond
L’arte ha molto da insegnare: il libero sguardo dell’artista ci permette di osservare, per differenza, la miopia e la falsa coscienza dei politici, dei tecnici, degli imprenditori e dei manager. E anche la miopia di ognuno di noi. Il linguaggio dell’arte riguarda in modo speciale chi, in ambito aziendale, si trova a lavorare con le persone, e per le persone. Tra le arti, peculiare è il caso del teatro. L’analogia tra la scena teatrale e la scena sulla quale viviamo quotidianamente la nostra vita è evidente. Avendo in mente temi attualissimi: guerra, disagio sociale, senso di impotenza, neoliberismo, capitalismo finanziario, lasciamo la parola al drammaturgo inglese Edward Bond.
Philiph K. Dick, how to build a universe that doesn't fall apart two days later, 1978
"Mi chiedo cosa sia 'reale'. Perché siamo incessantemente bombardati da pseudo-realtà create da persone molto sofisticate che utilizzano meccanismi elettronici molto sofisticati. Non diffido delle loro motivazioni, diffido del loro potere. Ne hanno molto. Ed è un potere sorprendente: quello di creare interi universi, universi della mente."
Leggete Giacomo Debenedetti. L'autore non e' morto, non c'e' testo senza autore
Nel 1967 Barthes pubblica 'La mort de l'auteur' (“l'autore è morto”; “La nascita del lettore deve essere pagata con la morte dell'autore”. E Derrida pubblica 'De la grammatologie' (“non c'è niente al di fuori del testo”) . In quello stesso anno moriva Giacomo Debenedetti. Da quarant'anni -a partire dal saggio che, ventiquattrenne, nel 1925, dedicò a Proust- aveva indagato sul romanzo. Nel 1965 il suo pensiero trova sintesi nella sua “commemorazione provvisoria del personaggio-uomo”. Debenedetti mostra come l'autore non è per nulla morto: scrive faticosamente per conoscere sé stesso; scrive in qualche modo sempre la propria autobiografia: attraverso la scrittura, scrive per conoscere la propria malattia, la scrittura è la cura. L'autore non è per nulla morto: scrive faticosamente per conoscere sé stesso; scrive in qualche modo sempre la propria autobiografia: attraverso la scrittura, scrive per conoscere la propria malattia, la scrittura è la cura. Proprio da questa autoanalisi nasce la proposta rivolta al lettore, il patto tra autore e lettore. Debenedetti ci invita ad osservare come in ogni pagina, in ogni parola di Proust, Joyce, Kafka, l'autore è sempre presente. Ed in ogni pagina in ogni parola, aggiunge Debenedetti, l'autore ci dice: “si tratta anche di te”.
Meticciamento di razze e di culture: il senso delle Humanities
Il termine inglese 'Humanities' ha un ampio ventaglio di senso. Potremmo tradurre 'discipline umanistiche', 'studi umanistici', ma anche 'umanità'. Ed è doveroso poi considerare le 'Digital Humanities' rivisitazione delle Humanities tramite mezzi digitali e computazionali. Secondo alcuni non si può oggi più parlare di Humanities senza chiamare in causa l'intelligenza artificiale. Nell'articolo si sostiene invece che il senso delle 'Humanities' sta nel narrare ed ascoltare storie, generare e condividere conoscenze, senza bisogno di nessuna nuova macchina. E si narra quindi una storia che ha luogo all'Avana.
Vogliamo pensare. O l'Intelligenza Artificiale come pedagogia delle masse
Non rinunciare a pensare - a pensare avendo sotto gli occhi il presente, ma senza frontiere. Reagire all'invito oggi così pressante che ci impone uno spazio angusto: limitare il pensiero dell'umano alla situazione in cui accanto a un umano sta la macchina. Questo non è pensare all'umano, è pensare alla relazione umano-macchina. Se pensiamo così, liberamente, possiamo osservare una archeologia, una genealogia. Possiamo vedere come la cultura digitale si fonda su un travisamento o un abuso della cultura giovanile degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Da quella cultura emerse un pensiero antiautoritario, che ora è paradossalmente riciclato come legittimazione dell'autorità della macchina. La macchina sostituisce genitori assenti. Solo con un pensiero che viene prima della macchina e che va oltre la macchina e che prescinde dalla macchina si va oltre il pensiero che oggi domina.