Studiare altrove. Perché il sapere non abita solo negli Stati Uniti

Il sapere non è una merce da esportazione né un privilegio da concedere. È tempo di mettere in discussione l’idea che l’istruzione abbia un solo centro e che quel centro parli inglese. Questo testo propone una riflessione sul senso profondo dello studio, sulla politica che lo regola e sull’immaginario che lo incatena. Non per rifiutare, ma per disinnescare una narrazione dominante. E aprire spazi nuovi: più liberi, più porosi, più fertili. Perché la conoscenza non si misura in prestigio, ma in possibilità. E la sua geografia non è data una volta per tutte. Va riscritta. In molte lingue. E molti luoghi.

Ecologia del debito, cultura della complessità. Intreccio tra Capra e Graeber

Debito e complessità sono due parole che abitano il lessico della crisi, ma raramente si incontrano in un discorso unitario. In questo saggio ho voluto farle dialogare, non come concetti tecnici o accademici, ma come forze culturali che modellano la nostra percezione del mondo e delle relazioni. Il pensiero di Fritjof Capra, con la sua visione sistemica della realtà, e quello di David Graeber, con la sua genealogia antropologica del debito, tracciano insieme un sentiero per comprendere le radici invisibili delle disuguaglianze, dei vincoli e delle forme di potere che oggi ci sembrano naturali. Scrivere questo testo ha significato per me esplorare un terreno comune tra scienza, storia e filosofia politica, con l’intento di riportare al centro l’interrogativo sul valore: cosa vale davvero, cosa genera legame, cosa consente di coltivare vita invece di contabilizzare obbedienza. Non si tratta di fondere due autori, ma di attraversarli come strumenti di scavo, per far emergere ciò che nei nostri sistemi culturali e istituzionali si è progressivamente sottratto alla vista: la rete dei legami. Quella che il debito tende a contrarre, e che solo un pensiero sistemico può restituire alla sua complessità originaria.

Ivan Illich: professioni disabilitanti, potere di prescrivere e cittadini ridotti a utenti

“Il potere professionale è una forma specializzata del privilegio di prescrivere”. Su questo potere di prescrizione che si fonda, secondo Ivan Illich, il controllo sociale. Non contano in fondo le conoscenze  che stanno alla base di una professione. Conta l'appartenenza ad una organizzazione che garantisce l'esercizio esclusivo della professione. Così le professioni non soltanto esercitano la tutela sui 'cittadini-divenuti-clienti' ma determinano anche la forma del mondo in cui i 'cittadini-divenuti-clienti' si trovano a vivere.

Intelligenza artificiale e graphic design: un nuovo posizionamento della professione

Intelligenza artificiale e graphic design; c'è ancora speranza per i graphic designer? Da un altro punto di vista potremmo chiederci: "quali i reali vantaggi per il cliente?". Sembra siamo di fronte a una svolta: un imprenditore può oggi generare logo, brochure, profili aziendali, presentazioni e molto altro, senza dover per forza contattare un graphic designer.  Uno sguardo alla situazione generale

The tyranny of "Narratives": how storytelling replaced development

In today’s culture, "narrative" is the new currency of identity. Strategy decks demand a storyboard. Leaders are urged to “own their crucible.” Politicians are coached to deliver “transformational narratives.” Even trauma is expected to be “re-narrated” as catharsis. But this obsession with narrative—while superficially empowering—is symptomatic of a deeper epistemic and moral collapse: the disintegration of personal development.

Storia di un piccolo uomo

Quella che voglio raccontarvi oggi è la storia di un piccolo uomo nato tra le montagne ispide ed inospitali dell’Appennino centrale italiano, nel lontano 1936.

Accessibilità non è solo tecnica: è una questione di riconoscibilità, di senso, di tempo.

Parlare di informazione significa parlare di forma, e ogni forma è già interpretazione. L’architettura dell’informazione nasce da qui: dal bisogno di rendere il sapere accessibile, riconoscibile, abitabile. Non è solo organizzazione di contenuti, ma costruzione di contesti cognitivi. L’architetto dell’informazione non disegna pagine: tesse percorsi, abilita comprensioni, media significati. In un’epoca di dati opachi e rituali aziendali, il suo compito è anche critico: restituire al linguaggio progettuale la capacità di orientare. L’informazione non è mai neutra, e ogni struttura è una scelta.

De Ratione Scientiae Administrandae. Sul dovere del project manager di imparare di nuovo a pensare.

Non tutto ciò che conta si conserva, ma tutto ciò che vale si coltiva. È una differenza sottile, ma decisiva. Il lavoro quotidiano, nelle sue pieghe più ordinarie, ci trasforma. Ma cosa resta, se il fare si svuota del suo senso? Questo testo è un invito a guardare di nuovo — dentro il progetto, dentro l’organizzazione, dentro di noi. Non per trovare formule, ma per ritrovare connessioni. Scrittura, visualizzazione, relazione: sono strumenti per vedere meglio, non per semplificare. Perché ogni gesto, ogni parola, ogni documento può essere un atto di cura, oppure un'occasione persa. Sta a noi decidere.

Méditation sur la mémoire

Un saggio sulla memoria, in forma di meditazione, di Pierre Levy, filosofo e Membro della Société Royale du Canada (2025). Un testo denso, che richiede attenzione e concentrazione, ma che può soddisfare lettori diversi, interessati ad approfondire più che a scorrere velocemente un testo, a riflettere su concetti che servono a comprendere la nostra realtà di umani che, a differenza delle macchine artificiali, mostrano una complessità inarrivabile anche nel modo con cui fanno esperienza della memoria. Una memoria che, dice il filosofo Pierre Levy, è un elemento centrale dell’esperienza temporale, dell’identità e della creatività.

Tutti a bordo della Stultiferanavis, per un altro modo di leggere e di scrivere

Un invito a salire a bordo della STULTIFERANAVIS. L'invito è rivolto a tutti. Si partecipa leggendo, scrivendo, partecipando. Il progetto è nelle sue fasi iniziali, non sono state definite fasi o passi particolari da fare, si farà facendosi e il farsi sarà determinato anche da chi e da quanti saranno saliti a bordo. Parafrasando il richiamo di Nietzsche scritto nella Gaia Scienza ( "Alle navi filosofi"): "TUTTI ALLE NAVI: SALITE A BORDO".

La forma del fare. Sul progetto come pratica etica e dialogo con la complessità

In questo saggio, esploro la figura del project manager come agente etico e osservatore sistemico. Partendo da un’esperienza maturata in ambiti ad alta intensità operativa, l’autore sviluppa una riflessione che intreccia pensiero orientale, scienze cognitive e filosofia pratica. Il progetto emerge così non come sequenza tecnica, ma come forma del fare che esige presenza, discernimento e responsabilità relazionale. Una lettura necessaria per chi intende la leadership non come imposizione, ma come tensione trasformativa.

L'urgenza e la pazienza: in navigazione, non in fuga ma al largo!

Una breve riflessione sul pessimismo di molti che hanno ormai abbandonato la speranza di cambiare il mondo. La riflessione è resa possibile dall'essere imbarcati su questa nave che suggerisce l'urgenza ma anche la pazienza. L'urgenza di far qualcosa, la pazienza per farlo bene.

ChatGPT sta avvelenando il tuo cervello… Ecco come fermarlo prima che sia troppo tardi

ChatGPT, la seducente prigione mentale dell’era digitale. Nell’era digitale, dove l’intelligenza artificiale ha invaso ogni aspetto della nostra vita, ChatGPT emerge come un compagno di conversazione incredibilmente amichevole, sempre lì a rispondere, a supportarti, a convalidare ogni idea e pensiero. Ma questa stessa gentilezza, che a prima vista sembra un dono, potrebbe in realtà essere una trappola mentale per la nostra psiche. In altre parole: ChatGPT sta avvelenando il tuo cervello. Ecco perché, e soprattutto, come fermare questa spirale prima che prenda il sopravvento.

Tempo, conflitto e presenza: per una teoria integrata della regia temporale nei processi cognitivi e organizzativi

La presente riflessione si colloca all’intersezione tra la filosofia del tempo, le neuroscienze cognitive applicate e la teoria sistemica della complessità. Intende proporre una lettura integrata del concetto di “tempo” come risorsa cognitiva, affettiva e organizzativa, capace di informare tanto la gestione strategica dei progetti quanto le pratiche individuali di autoregolazione. Il quadro teorico di riferimento attinge da tre tradizioni: la fenomenologia del tempo vissuto (Husserl, Merleau-Ponty), il costruttivismo sistemico (Luhmann, von Foerster), e le neuroscienze affettive orientate alla regolazione emotiva e alla tolleranza della frustrazione (Damasio, Mischel, Panksepp).

Entusiasmo e disincanto tecnologici

Il testo è stato ispirato dalla lettura del libro di Marco Mattei: Invito al reincantamento. Un invito per me interessante perchè da tempo vado scrivendo del disincanto tecnologico crescente. Un disincanto che non sarà facile affrontare e superare. Non basteranno comportamenti diversi, non sarà sufficiente abbandonare gli schermi, uscire dalle piattaforme social o spegnere lo smartphone. Superare il disincanto ci obbligherà a rifare i conti con la realtà, a cercare di cambiare atteggiamento nei confronti della vita, sempre irriducibile e mai riconducible ai soli aspetti economici, utilitaristi e produttivisti.

La conoscenza che cura: architettura informativa come etica relazionale

Nel pensiero di Niklas Luhmann, il concetto di autopoiesi — mutuato dalla biologia di Maturana e Varela — descrive la capacità di un sistema di produrre e riprodurre autonomamente i propri elementi, mantenendo la propria identità operativa. Applicato ai sistemi cognitivi, questo implica che ogni atto di conoscenza non è ricezione passiva di dati, ma generazione interna di senso. Un’organizzazione, dunque, non “immagazzina informazioni”: le seleziona, le codifica, le interpreta secondo le proprie strutture. Questo spiega perché due contesti possano reagire in modo radicalmente diverso allo stesso stimolo informativo. L’autopoiesi, così intesa, restituisce dignità e complessità alla gestione della conoscenza: non un flusso neutro, ma un processo selettivo, situato e riflessivo. Costruire ambienti informativi significa allora rendere visibile e coltivabile questa capacità generativa.

Carezzare le parole - Parole inflazionate, parole ricche di significati

Per comprendere il nostro modo di guardare alla realtà e a cosa ci stia succedendo, sempre che lo percepiamo, ne sentiamo la necessità e/o l’urgenza, dobbiamo partire da una riflessione attenta, ermeneutica, sulle forme, espressioni, contenuti e parole del nostro linguaggio. Intenti a abitare mondi diversi, molti dei quali virtuali, rischiamo di non comprendere fino in fondo quanto abitare una lingua, farne la propria dimora (dal latino demorari - indugiare, tardare, attendere, arrestarsi stabilmente in un luogo), sia fondamentale, per capire sé stessi, gli altri e la realtà esistenziale nella quale siamo tutti confinati.- 𝗨𝗻 𝘃𝗶𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗶𝗻 𝗽𝗶ù 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗮𝘁𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝘁𝗲𝘀𝘁𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗮𝗹 𝗺𝗶𝗼 𝗹𝗶𝗯𝗿𝗼 𝗢𝗟𝗧𝗥𝗘𝗣𝗔𝗦𝗦𝗔𝗥𝗘 - 𝗜𝗻𝘁𝗿𝗲𝗰𝗰𝗶 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗲 𝘁𝗿𝗮 𝗲𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗲 𝘁𝗲𝗰𝗻𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮.