TESTI
Ciao ChatGPT, cosa ne sai di Stultifera Navis?
Da quando il progetto della 𝐒𝐓𝐔𝐋𝐓𝐈𝐅𝐄𝐑𝐀𝐍𝐀𝐕𝐈𝐒 è online capita frequentemente di parlarne con alcuni dei molti che hanno (scelto) deciso di salire a bordo. Lo si fa per raccontare il progetto e conoscersi, per condividere opinioni, posizionamenti, punti di vista e visioni del mondo e della realtà. Lo si fa anche per ipotizzare nuove iniziative, per allargare scenari e argomenti su cui riflettere insieme, per sintonizzarsi cognitivamente, visto quanto è grande oggi lo scadimento del linguaggio, dei concetti e delle parole. Ogni incontro, ogni scambio è ricco di informazioni e di conoscenze, di saperi, di pillole di saggezza, può generare empatia e/o scatenare confronti accesi e passioni. Nulla di particolare, in fondo a confrontarsi sono sempre e soltanto esseri umani, in carne e ossa, non ancora robotizzati e automatizzati o resi calcolabili da qualche codice straniero o algoritmo. Ma 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝗱𝗲 𝘀𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗼 𝗻𝗼𝗻 è 𝗽𝗶ù 𝘁𝗿𝗮 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗶 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗶 𝗺𝗮 𝘁𝗿𝗮 𝘂𝗻 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗼 𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗺𝗮𝗰𝗰𝗵𝗶𝗻𝗮?
Ridare un senso alle parole
Un testo tratto dal mio ultimo libro 𝐍𝐎𝐒𝐓𝐑𝐎𝐕𝐄𝐑𝐒𝐎 -𝐏𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐌𝐞𝐭𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨. - Nella società delle piattaforme il linguaggio, semplificato e mummificato dentro concetti, memi e acronimi (spesso in lingua inglese), sembra servire principalmente a fare la cronaca delle nostre vite, istante dopo istante, a navigare la nostra epoca fatta di applicazioni social, di profili digitali parlanti, le cui identità poco rispecchiano il vissuto reale delle persone che li hanno creati. A parole tutti siamo alla ricerca di felicità e gratificazioni, nella realtà percepiamo di essere intrappolati negli automatismi di macchine, lineari nei loro funzionamenti, “equivoche” nelle loro intenzioni e nei loro obiettivi, alle quali abbiamo dato una delega di responsabilità in bianco. Per questo incapaci di soddisfare i reali bisogni che caratterizzano la vita reale, di noi che ancora siamo umani.
Le parole diventano fatti
Si dice spesso “FATTI, NON PAROLE!” e certamente il concetto non è sbagliato. Bisogna agire, quando, dove e se si può e, soprattutto, è giusto dare l’esempio, supportare le parole pronunciate con gesti e azioni che non le contraddicano.
Il nome delle cose: Gaza, il linguaggio, il crimine
Mentre Gaza viene spazzata via sotto gli occhi del mondo, il linguaggio si piega, si addomestica, si fa complice. “Danno collaterale” è l’etichetta sterile con cui si occultano massacri, dolori, crimini. Questo articolo non intende spiegare, ma smascherare: parole, retoriche, omissioni. Non parla da esperto, ma da cittadino che rifiuta l’anestesia morale. Con rigore e senza indulgenze, denuncia la disinformazione dilagante, l’ignoranza diffusa e l’ipocrisia istituzionalizzata. E richiama, con voce ferma, l’urgenza di una resistenza culturale, anche – e soprattutto – laddove il silenzio appare più comodo della verità. Perché alcune parole uccidono. Altre possono ancora salvare.
L’IA e le prospettive di un nuovo umanesimo (ateo?)
Ben più di un secolo fa Nietzsche iniziò ad affermare che Dio è morto perché era solo una menzogna consolatrice[1]: gli uomini - spiegava - hanno messo sopra al volto della realtà una maschera, ovvero Dio, con una funzione oltremondana che vorrebbe essere consolatrice della realtà della vita quotidiana poiché questa realtà è talmente brutta da non poter essere osservata e vissuta serenamente. Ma adesso Lui - proseguiva - è stato smascherato e quindi non c’è più, è semplicemente scomparso.
Sulle orme del selvatico: una riflessione sul gesto e la conoscenza
La conoscenza, nelle organizzazioni, è spesso trattata come un bene archiviabile, misurabile, replicabile. Ma il sapere più rilevante – quello che guida le scelte, riconosce gli scarti, risponde all’imprevisto – emerge in contesti situati, attraverso gesti che integrano memoria ed esperienza. In questo articolo esploro un’analogia tra il gesto dell’osservazione naturalistica e quello della conoscenza operativa: due forme di attenzione che non si affidano al linguaggio esplicito, ma alla capacità di percepire relazioni, leggere segnali, agire con misura. Una riflessione sull’ecologia del sapere, per tornare a pensare le organizzazioni come sistemi viventi, non solo macchine informative.
Gentilezza, generosità e gratuità
Una proposta, una provocazione. Ecco l’incipit fornito da Carlo Mazzucchelli, che considero un compagno di viaggio “avanzato” in tutti i sensi: le sue camminate, i suoi viaggi, i suoi scritti, la sua cultura. La gentilezza, la generosità e sì, anche la gratuità che dimostra nel portare avanti progetti di spessore e soprattutto - e questo mi riguarda personalmente - nel non lasciarmi lungo la strada, non permettere che mi perda nello sconforto del deserto relazionale sempre più consolidato nel mondo che mi circonda.
Mark Hansen’s Feed-Forward: On the Future of Twenty-First-Century Media
Il libro di Mark Hansen Feed-Forward: On the Future of Twenty-First-Century Media offre uno degli impegni più sostenuti e rigorosi su come i sistemi tecnici rimodellano le condizioni della percezione, della cognizione e dell'esperienza.
Paolo Fabbri. Lo sguardo etnografico e il confine etico della retorica
La lezione 'Il confine etico della retorica', tenuta vari anni fa dal semiologo e filosofo Paolo Fabbri nel quadro del percorso di alta formazione promosso da Assoetica parte da una constatazione: la retorica in sé è una risorsa etica, perché è una alternativa alla guerra, perché il confronto attraverso le parole prende il posto dell'uso delle armi. Ma poi, entrati a guardare il modo di usare gli strumenti della retorica, ci si accorge di come sempre si sfiora un confine etico: dove termina il rispettoso tentativo di convincere l'altro, e dove comincia il subdolo tentativo di ingannarlo? In conclusione, Paolo Fabbri associa l'etica alla responsabilità. La lezione di Paolo Fabbri è raccontata in questo articolo a partire dalla sua lontana genesi. Quando l'autore di questo articolo in anni ormai lontani si interrogava sui confini etici del suo lavoro di etnografo, lesse un articolo did Paolo Fabbri...
Amo chi legge e leggo chi amo
C'è un legame profondo tra l'amore e la lettura, tra chi sa abitare le pagine di un libro e chi sa leggere l'anima degli altri. Io amo chi legge perché riconosco in lui il coraggio di mettersi in discussione e cercare il senso nascosto tra le righe. E leggo chi amo perché le persone che lasciano un segno sono quelle che diventano per me storie da attraversare, enigmi da decifrare e presenze da comprendere.
Dove risiede veramente il peso etico dell'IA?
Nel design, nell'uso o nel mondo che li produce entrambi?
No more kings: Europe's last chance to matter
This is no longer about Europe's renewal for its own sake. It is about a global struggle between solidarity and subjugation. In an interdependent world, democracy cannot endure where domination thrives. Europe must refuse thrones—not only in its past, but in its future.
I filosofi devono affiancare ed aiutare i giovani a liberarsi dell’universo luccicante delle merci.
Sul piano del potere, si continuano a utilizzare termini propri della modernità come ‘cittadini, ‘opinione pubblica’, ‘intellettuali’, ma sono contenitori che esprimono ormai concetti diversi da quelli originari. Lo sviluppo dell’industrializzazione e della mondializzazione economica, la prevalenza del potere extra-nazionale e l’alleanza tra scienza, tecnica ed economia fanno sì che gli individui si sentano impotenti rispetto a decisioni che vengono prese altrove e cerchino il senso della propria vita nello spazio personale (il cibo, il ballo etc..) Il controllo sociale viene realizzato non attraverso la coartazione, ma attraverso la seduzione attuata dal mercato dei media.
Mundanal ruido. Un colloquio con ChatGPT4 avvenuto mercoledì 28 giugno 2023 tra le 19:30 e le 20:05. La macchina ha sbagliato di grosso, per fortuna conoscevo l'argomento
Giusto due anni fa, per la precisione il 28 giugno 2023, tra le 19:30 ero seduto qui alla mia scrivania a Portoferraio. Non ho i miei libri qui. Cercavo di ricostruire a memoria il contesto attorno a un verso famoso di Fray Luis de León: “lejos del mundanal ruido” (verso famoso nella letteratura spagnola quasi tanto può esserlo nella poesia italiana l'incipit di Dante: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura”). Google Search non mi soccorreva. Decisi allora di ricorrere a ChatGPT. E' stato il mio battesimo. Battesimo: greco antico 'baptismós': 'immersione'. Immersione in un colloquio da pari a pari con la macchina. Ho letto con interesse, in questi due anni, numerosissimi articoli e libri interi basati su colloqui con la macchina. E' giusto che ognuno faccia la sua esperienza e la racconti. La prima volta è importante. Perché poi si finisce, credo, per ripetere, nell'interazione, la stessa strategia. Conta il contesto, la motivazione.
Donna Haraway si sbagliava. O il Cyborg ridotto a caricatura del sogno riproduttivo maschilista
Il concetto di 'Cyborg', proposto da Donna Haraway in 'A Cyborg Manifesto', 1985, si presta a diverse interpretazioni e anche a riflessioni sul tempo presente, quaranta anni dopo.
Attraversare il dolore: crescere nel silenzio e pensare oltre l’evidenza
Un’esplorazione personale e lucida di cosa significhi crescere accanto a un genitore sofferente. Il dolore come struttura conoscitiva, l’empatia come strumento analitico, e la lettura come forma di resistenza.
Critica alla ragion cyber… redux!
“Critica alla ragion cyber” è un documento del 2012, in forma di paper. Conta poco più di una dozzina di pagine. E' stato scritto con l’unico scopo di accendere un faro su quello che, a mio parere, è il più grande fraintendimento strategico della prima decade del nuovo secolo (e millennio): la cyberizzazione di qualsiasi concetto fosse possibile cyberizzare. Un paper nel quale tentavo di esprimere tutta la mia perplessità in merito a quella che sembrava essere la percezione comune - ma anche quella specialistica, per quanto concerne l’Intelligence, l’OSINT e gli Studi di Intelligence in generale - di tutto ciò che in quei settori era, o stava per diventare, cyber-addicted. Ovvero, in altre parole, di tutto ciò che di concettuale stava per ricevere il prefisso “cyber” (o ciber, o cibernetico, eccetera): cyber-security, cyber-intelligence, cyber-terrorism, cyber-warfare, cyber-war, cyber-space, cyber-weapon, solo per dare un elenco parziale. Termini che ad oggi fanno parte a pieno titolo del linguaggio parlato[3]. Quello che propongo qui è una “rilettura critica” di Critica alla ragion cyber, tredici anni dopo.
La forza della gentilezza
Essere gentili oggi è uno degli atti più coraggiosi che possiamo compiere. Gentilezza non è buonismo. È potere relazionale. È responsabilità. È leadership autentica. È la forza invisibile che tiene insieme i rapporti, i team, le comunità. È una competenza umana che produce benessere, appartenenza, fiducia.
Il potere dello spettacolo. Commento al romanzo di Norman Spinrad 'Bug Jack Barron'
Romanzi che dovremmo leggere o rileggere: Norman Spinrad, 'Bug Jack Barron', 1969. Politici e imprenditori prendono lezioni dal conduttore di talk show Jack Barron. Ma presto risulta chiaro che se Barron si presenta alle elezioni, la vittoria sarà sua. Nel romanzo 'Bug Jack Barron', pubblicato nel 1969, Norman Spinrad riesce a immaginare che Ronald Reagan si candiderà, e vincerà a mani basse. Ma ora, mezzo secolo dopo, sappiamo che era solo l'inizio.
𝐖𝐡𝐞𝐧 𝐖𝐫𝐢𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐒𝐭𝐨𝐩𝐬 𝐓𝐡𝐢𝐧𝐤𝐢𝐧𝐠: Automation, Authorship, and the Ethics of Conceptual Rigor from Mark Twain to AI
This essay examines the growing disconnect between language and thought in contemporary discourse, particularly in the context of EdTech, AI, and academic theory. Beginning with reflections on the author’s recent engagement with theoretical dialogue on LinkedIn—a platform marked by performance-driven visibility rather than conceptual depth—it traces how theoretical vocabulary has increasingly come to function as professional shorthand, signaling intellectual alignment while often bypassing the labor of thinking. Drawing on examples from education discourse and the historical figure of Mark Twain—whose engagement with the typewriter and notions of automatic writing challenged humanist ideas of authorship—the essay situates current anxieties around AI-generated language within a longer tradition of mechanical mediation. Rather than framing authorship as a question of human versus machine, the essay argues for conceptual rigor as the true index of intellectual integrity. It calls for a renewed attention to friction, difficulty, and specificity in writing—not as barriers to communication, but as signs that thought is actively being done.