Western utopia and Chinese topia

On the eve of the 2012 US elections, I published: Haine Froide (Cold Hatred, The American right ideology) The chosen date was neither political nor opportunist. It was a coincidence. Less fortuitous was an article I published 24 years ago: From Thomas More to Donald Trump, on Options Politiques, Montréal Juillet-Août 1992.

La cultura che cancella, nella versione attuale

Sulla cultura che cancella sono stati scritti saggi e scritti infiniti. Molti scrittori si sono costruiti la loro popolarità su questi temi, salvo poi scegliere il silenzio di fronte al wokismo di destra che si sta affermando, praticando una "cultura che cancella" e un politicamente corretto reazionari che stanno sostituendo (una vera e propria nemesi) la cosiddetta "cultura che cancella" di sinistra. E' una cultura di destra che si è manifestata in modo violento nelle politiche MAGA e di Trump finalizzate a "cancellare" come infetto qualsiasi progetto di inclusione. Una cancellazione che è andata oltre i progetti portando alla eliminazione di posti di lavoro, in particolare quelli ricoperti da donne. Alla deriva assunta da un tipo di cultura che cancella si è sostituita un'altra deriva, autoritaria, conservatrice, forse anche un po' fascista. Ciò che è interessante è lo storytellig dominante che illustra il "fascismo" attuale come una sana reazione al wokismo, al politicamente corretto e alla cultura degenerata della sinistra, salvo poi praticarlo con segno inverso giustificandolo come necessaria reazione e non come scelta politica finalizzata a esasperare il dibattito politico in modo settario e violento e attraverso regole truccate.

Contro il dazio e contro il dato: per un’ecologia europea dell’automazione

In un’epoca segnata dall’irruzione dell’automazione nei gangli più profondi della vita economica e sociale, ciò che muta non è solo la tecnologia, ma la nostra stessa immagine del reale. Lungi dall’essere un fenomeno tecnico, l’automazione rappresenta un principio generativo che ridefinisce lavoro, valore e pensiero. Questo articolo propone una critica radicale sia al protezionismo economico di matrice americana che alla riduzione computazionale dell’esperienza umana, avanzando una visione europea fondata su interdipendenza, senso e responsabilità. L’ecologia dell’automazione, così intesa, non è una teoria delle macchine, ma una politica della forma e una cura del possibile.

Provo un senso di privazione quando si dimentica il calore della relazione tra umani e quando si equiparano gli animali e le piante alle maccchine

Continuiamo a ripeterci che dobbiamo mettere in discussione la posizione privilegiata dell'essere umano, l'illusione di una supremazia umana, ogni forma di antropocentrismo, le nostre ristrette categorie morali, il pensiero moderno, l'ontologia occidentale, la tendenza a contentarsi di comode opposizioni binarie, l'umanesimo giuridico europeo cristiano. Il problema sta nel fatto che cerchiamo il superamento di questa posizione non in un recupero di valori ma in un affidamento a macchine.

Agile in assenza di ordine. Sul disallineamento strategico e la nobiltà di carta

Questa riflessione nasce da una conversazione avvenuta in forma privata, dopo la pubblicazione di un mio articolo su Stultifera Navis. Un lettore mi ha contattato per chiedermi un parere. Lavora in un contesto complesso, con un team sotto-dimensionato, risorse scarse, e un flusso di priorità che muta più volte nel corso della stessa giornata. La sua area è quella della documentazione tecnica, ma le sue parole potrebbero valere per molti altri settori marginalizzati nella retorica agile. Il problema che mi pone è semplice, e insieme radicale: “Ci sono giorni in cui la documentazione viene trattata come un fardello, appena meno trascurabile dei test. Posso usare l’Agile per proteggere il mio lavoro? O rischio solo di essere travolto dall’ennesimo giro di sprint che non tiene conto della realtà?” A questa domanda ho deciso di rispondere così: non con un consiglio, ma con una presa di posizione.

Through the looking glass. Birth of modern political rationality.

Un viaggio interminabile dentro la razionalità politica nella storia. Un viaggio che Nicole Morgan non compie da sola ma in buona compagnia. Viaggiano con lei Kant e Hegel, Husserl e Heidegger, Horkeimer e Habermas, Cartesio, Hume e Bentham, Tommaso Moro e Macchiavelli, Cicerone, Platone e Aristotele, Pico della Mirandola, Lacan e Bachelard, e molti molti altri. Un testo lungo, scritto alcuni anni fa, ma sempre utile per riflettere sull'evoluzione del genere umano, in un periodo che sta mettendo in crisi non soltanto il nostro essere razionali, ma anche in dubbio la nostra stessa esistenza sulla Terra. La sesta estinzione per alcuni studiosi è già in corso e a poco servirà la razionalità, ancora meno quella politica che oggi tanto difetta, per salvarci dal disastro. Per comprendere il viaggio di Nicole Morgan bisogna però prestare attenzione allo "specchio", una parola e un concetto ricorrenti, ma questo lo dovete scoprire leggendo. Su tutto bisogna che tutti comprendiamo, nell'era della tecno-scienza che la scienza, che oggi si è fatta sempre più scientismo, senza coscienza è solo la rovina dell'anima.

Oh, i giornalisti! Sull'orlo del giornalismo-non-giornalismo

Si assiste allo scivolamento dal 'giornalismo' al 'giornalismo-non-giornalismo'. Dal 'giornalismo' come esercizio critico indipendente, come servizio ai cittadini e antidoto alla propaganda, al 'giornalismo-non-giornalismo': usare l'essere giornalisti per fare qualcosa di diverso dal giornalismo: storytelling commerciale, consulenze, docenze, libri lontanissimi dall'essere saggi meditati, esibizioni televisive con bretelle in vista... L'informazione relativa all'Intelligenza Artificiale è il oggi campo privilegiato d'azione di 'giornalisti-non-giornalisti'. Cantano l'entusiasmo per la rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo. Naturalmente sostengono di non dimenticare i lati oscuri dell'AI. Ma ciò che veramente sembra interessare loro è il business dell'AI, l'AI come business.

De Ratione Scientiae Administrandae. Sul dovere del project manager di imparare di nuovo a pensare.

Non tutto ciò che conta si conserva, ma tutto ciò che vale si coltiva. È una differenza sottile, ma decisiva. Il lavoro quotidiano, nelle sue pieghe più ordinarie, ci trasforma. Ma cosa resta, se il fare si svuota del suo senso? Questo testo è un invito a guardare di nuovo — dentro il progetto, dentro l’organizzazione, dentro di noi. Non per trovare formule, ma per ritrovare connessioni. Scrittura, visualizzazione, relazione: sono strumenti per vedere meglio, non per semplificare. Perché ogni gesto, ogni parola, ogni documento può essere un atto di cura, oppure un'occasione persa. Sta a noi decidere.

Arte come improvvisazione: il gesto che emerge dal presente

Parlare dell’arte, si sa, è pericoloso. Non solo perché ci si avventura in una selva semantica dove ogni parola è già usata, abusata, svuotata, risignificata e poi ancora capovolta; ma anche perché chi ne parla troppo, spesso non crea nulla. Eppure, ci ostiniamo a voler dire cosa sia l’arte, come se una tale entità — sfuggente, meticcia, proteiforme — potesse davvero essere contenuta in un lemma o, peggio ancora, in un saggio. Tuttavia, anziché inseguire una definizione essenziale, come farebbe un metafisico neoplatonico, si potrebbe tentare un approccio più fenomenologico: non chiedersi cos’è l’arte, ma come si manifesta, cosa fa, a quali logiche risponde quando agisce nel mondo.

La vida es chingar o ser chingado. Pelear puede ser una fiesta

Il nuovo papa ha passato vent'anni in America Latina. Si pone di solito l'attenzione su ciò che il missionario insegna. Ma ancor più conviene guardare a cosa ha insegnato al missionario il suo stare in quei luoghi. Tornando a Chicago, e stando ora a Roma, non potrà dimenticare. Solo una notizia ha rivaleggiato, sui media peruviani, con la salita di Padre Roberto al soglio papale. Il massacro di 13 persone in una miniera illegale. Non è una novità di oggi, sono anni che cresce in tutta l'America Latina, "l'allarmante auge dell'attività criminale intorno alle estrazioni minerarie illegali." Manca lavoro. Il lavoro nero è controllato dalla malavita. C'è una società che le élites non sanno e non vogliono vedere. Una società ridotta allo stremo, dove però ancora funziona una basica solidarietà sociale, non fondata su istituzioni, ma costantemente ricreata da esseri umani capaci di aiutarsi, di volersi bene. Nonostante la disperazione. Il rovescio della medaglia è la violenza. Continuamente la vita umana è messa a repentaglio, messa in discussione. Due frasi rappresentano la cultura latinoamericana, e forse anche la nostra. 'La vida es chingar o ser chingado'. 'La vita è fottere o essere fottuti'. 'Pelear puede ser una fiesta'. Litigare, combattere, può essere una festa. C'è una via d'uscita, una speranza.

NON ACCONSENTIAMO: Un rifiuto europeo della visione del mondo della Silicon Valley

Aderisco a quello che potrebbe essere un manifesto europeo, stilato per rifiutare la visione del mondo della Silicon Valley. Un manifesto che si propone di programmare futuri diversi per non subire la programmazione di altri, pochi miliardari e politici che aspirano al dominio del mondo attraverso l'instaurazione di un nuovo regime, non democratico, autocratico e non etico.

Rerum Novarum

Pochi giorni fa ho letto una frase scioccante in un articolo a commento delle scelte americane sulle università: la cultura è odiata. Cosa c’è di nuovo o di straordinario in questa affermazione? Nulla. Purtroppo, nulla.

Ribellione, autoritarismo e crisi della realtà: rileggere 'The Rebel Sell'

Le teorie del complotto, il culto del leader forte, il disprezzo per la mediazione e il compromesso democratico sono diventati parte integrante del clima culturale dominante. In questo contesto, la domanda centrale è: com’è possibile che, mentre la coscienza critica si dichiara viva e attiva, il potere autoritario guadagni terreno? E come mai le forme culturali che si propongono come alternative sembrano così facilmente neutralizzate? È proprio da questo paradosso che partiva 'The Rebel Sell', il libro scritto nel 2004 da Joseph Heath e Andrew Potter. Heath e Potter toccano una questione più profonda: la confusione tra cultura e politica. Molti ritengono che scegliere un certo stile di vita equivalga a cambiare il mondo. Non mangiare carne, boicottare un marchio, indossare vestiti vintage o non avere un televisore vengono considerati atti politici. Ma questi gesti individuali non mettono in discussione le strutture di potere. 'The Rebel Sell' ci invita a riconoscere le illusioni che ci rassicurano e a fare i conti con la complessità del reale. In un’epoca in cui le democrazie si svuotano e le autarchie si rafforzano, la ribellione estetica non basta. Serve un ritorno alla critica istituzionale, alla pratica democratica, al pensiero articolato. Serve una nuova consapevolezza che unisce l’analisi culturale con l’azione politica, la denuncia simbolica con la riforma concreta.

La memoria spezzata, il gesto falso, e l’arte perduta di fallire

𝑪𝒊ò 𝒄𝒉𝒆 𝒏𝒐𝒏 𝒔𝒊 𝒆𝒍𝒂𝒃𝒐𝒓𝒂, 𝒓𝒊𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂. 𝑴𝒂 𝒏𝒐𝒏 𝒓𝒊𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂 𝒎𝒂𝒊 𝒄𝒐𝒎𝒆 𝒆𝒓𝒂.Ritorna come caricatura, come spettro che si traveste da radice, come mito vuoto che pretende di diventare identità. Il 25 aprile dovrebbe essere un rito di rigenerazione civile, e invece oggi è minacciato da una classe dirigente che celebra la Resistenza solo quando è costretta, mentre flirta con le ombre che da essa furono sconfitte. Eppure, si ostinano a chiamarlo “governo”. Ma si tratta, più propriamente, di una sindrome: regressiva, afasica, in ostaggio dell’algoritmo e della nostalgia.

VHEMT, muoversi verso l'estinzione?

Il Movimento per l'estinzione umana volontaria (dall'inglese Voluntary Human Extinction Movement), da cui l'acronimo VHEMT pronunciato vehement, ovvero veemente in italiano, è un movimento internazionale che sostiene l'estinzione volontaria della specie umana ovvero la teoria filosofica dell'antinatalismo.