Deluge, Dilluvio

Una breve riflesione che nasce dalla lettura in corso (durerà. alungo considerando le sue 1200 pagine) del libro Diluvio di Stephen Markley. Il romanzo racconta quello che tutti stiamo vivendo, parla di tutti noi, della crisi climatica che stiamo vivendo e del modo irresponsabile e doloroso in cui la stiamo vivendo. Il libro racconta una storia ma sembra essere pensato per dispensare informazioni e conoscenze su una crisi, quella climatica, che stiamo prendendo tropo alla leggere, come se non ci toccasse direttamente. Il libro informa ed emoziona, la storia è forte, distopica ma capace di mantenere alto il piacere della lettura. Il tutto dentro una narrazione cruda, realista, avventuroso e tragico insieme.

Nel bosco, per non pensare a nulla

Andare nel bosco significa chiudersi in un rifugio, diventare clandestini, isolarsi, perdersi nei suoi sentieri, riscoprire il contatto con la natura e la sua energia vitale (un crocus giallo invernale), ritornare ad ascoltare il cuore g   , cosa a cui siamo ormai da tempo (stati) disabituati.  È nel bosco che si può ritrovare il proprio essere nel mondo, assaporando la piena libertà (droni permettendo…), tornando all’essenziale, ridiventare selvaggi, mettere alla prova il proprio scopo, mettendolo in azione, liberare la mente da troppo tempo ormai colonizzata, ibridata cognitivamente, indebolita psichicamente, soprattutto addomesticata.

I nostri concetti battono le IA

Travolti dalle IA, abbiamo smesso di porci domande, quelle che elaboriamo servono utilitaristicamente per interagire con le varie ChatGPT.

Saperi e sapori: nutrimento per l'esistenza.

Saperi e sapori sono due universi che si intersecano nel racconto dell'esistenza umana. Non sono solo parole che condividono la stessa radice etimologica, ma due modalità attraverso cui l'essere umano negozia la propria relazione con il mondo, incorporando conoscenza e nutrimento.

Frammenti da un mondo improduttivo

“Frammenti da un mondo improduttivo” è la mia prima raccolta di poesie. Contiene poesie che sono state scritte in un arco temporale che va dalla metà del 2019 fino agli inizi del 2025. Sono poesie che nascono dentro un mondo improduttivo e da esso si distaccano come frammenti che chiedono udienza ed esigono rappresentazione. Le cose, gli elementi di cui queste poesie trattano, sono quelle che il mondo attuale ritiene superflue, non necessarie, ma, proprio per questo, assolutamente vitali.

Lo spettacolo come paradigma della modernità digitale: interazione, consumo e cognizione nell’era della complessità tecnologica

Oggi, a più di cinquant’anni dalla pubblicazione del testo di Debord, il suo pensiero assume un’attualità quasi inquietante. La società dello spettacolo si è trasformata, non si è dissolta; si è integrata nelle dinamiche tecnologiche più avanzate, ridefinendo non solo il modo in cui le immagini mediano l’esperienza, ma anche il modo in cui l’individuo concepisce se stesso e il proprio rapporto con il mondo. L’interconnessione digitale ha radicalizzato il processo di spettacolarizzazione, portandolo a un livello inedito di pervasività. Non si tratta più di un consumo passivo di rappresentazioni esterne, ma di un’integrazione totale tra spettacolo e identità, tra simulacro e realtà.

Il fallimento del successo: da Sapolsky a Wallace

Il consumo di informazioni online è rapido, frammentato e superficiale. Il doomscrolling – la compulsiva ricerca di notizie negative – dimostra come l’attenzione sia ostaggio di un ciclo di input continui, senza mai fermarsi per elaborare. Pierre Bourdieu, in La distinzione, descrive come la cultura sia stata storicamente un’arma di potere, un sistema di selezione sociale che premia chi ne padroneggia le regole. Oggi, paradossalmente, questo potere è stato trasferito agli algoritmi. Se un tempo erano le classi sociali a determinare chi poteva accedere al sapere, oggi è il feed personalizzato di Google o TikTok a decidere cosa ci è dato conoscere.

E se guardassimo con occhi diversi?

Talmente abituati a guardare le cose sempre allo stesso modo siamo diventati ciechi. Gli occhi funzionano, il meccanismo non si è rotto, ma è come se non vedessimo, forse perché abbiamo disimparato a guardare. Eppure dovremmo sapere che noi non vediamo mai le cose come sono ma le vediamo come siamo. Provare quindi a guardare con occhi diversi è un primo passo per renderci conto di chi siamo, di cosa siamo diventati e forse scoprire un po’ di nostalgia per come eravamo, guardavamo.

In vino veritas

WE ARE ON JANUARY 1ST 2025. A SCHOLAR MEETS A LIBERTARIAN FOR A LONG INTERVIEW. THE BILLIONAIRE IS DRUNK,  IN GOOD MOOD AND ACCEPTS TO ANSWER TO ANY QUESTION:”THE WAY IT IS”.

Note a margine di Cecità (Saramago)

La storia degli umani è una storia di contrasti e di guerre che sembra non avere mai fine… È forse una scacchiera l’esistenza?  compito dei giocatori è muovere le pedine per vincere e annientare l’altro?  il bianco trionfa e il nero soccombe… oppure è il nero a dominare.  Ma… la scomparsa dell’uno non rende nullo anche l’altro? Pensiamoci: intanto possiamo dire “bianco” in quanto esiste il “nero” la distruzione dell’opposto non è la soluzione... così finirebbe la storia umana! Cogliere l’unità dei contrari nell’orizzonte del divenire: è questo il segreto svelato da Eraclito. La vita non è forse trasformazione continua? E la parola, sì la parola, non apre uno spazio di confronto tra gli umani e non fa emergere la possibilità di un cambiamento in noi e nell’altro? Le parole danno forma al mondo…

Tecnologia, narrazione e umanità: una riflessione sulla società digitale

La tecnologia non è più solo uno strumento, ma una forza che riorganizza i rapporti sociali ed economici, ridefinendo il confine tra pubblico e privato, verità e manipolazione, autonomia e dipendenza. L’informazione, filtrata da algoritmi opachi, è nelle mani di poche grandi aziende che modellano il discorso pubblico, privilegiando la visibilità rispetto al contenuto. I social media, anziché favorire il dialogo, amplificano la polarizzazione e trasformano la narrazione in spettacolo. Nel lavoro e nell’istruzione, la logica della misurazione ha ridotto l’esperienza umana a numeri e prestazioni, sacrificando pensiero critico e creatività. La sfida non è resistere alla tecnologia, ma riappropriarsene in modo consapevole. Serve una cultura digitale che promuova la partecipazione e il controllo collettivo, affinché la tecnologia resti un mezzo al servizio dell’umanità, e non il contrario.

Antiche e nuove paure

Tante sono le forme in cui si manifesta la paura, forme che cambiano nel corso del tempo. Dipendono dal periodo storico, dalla visione del mondo dominante, dalle convinzioni e dalle esperienze personali. Muta anche nel tempo il modo di intendere le passioni.

L'Europa e il suo Gattopardo: aristocratici decadenti, arricchiti infidi e il suicidio di un continente

C’è un’immagine che descrive perfettamente l’Europa del nostro tempo: l’aristocrazia decadente del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Un’élite invecchiata, incapace di comprendere il cambiamento in atto, ostinata nel difendere il proprio status mentre il mondo intorno si trasforma. Così, mentre la storia avanza impetuosa, l’Europa rimane ferma, prigioniera delle sue stesse illusioni di grandezza passata.

ChatGPT e Corpi viventi

Da mesi si parla molto di ChatGPT, un software sviluppato da OpenAI che rappresenta l’ultima frontiera nel campo dell’intelligenza artificiale. È veloce, potente e attinge a uno straordinario database di informazioni che seleziona grazie ad algoritmi. É in grado di scrivere testi e di rispondere in modo coerente a richieste anche complesse di un umano. Inoltre apprende continuamente dalle domande degli utenti.

Il cittadino labirintico: educare all’incertezza nella democrazia simulata

Siamo immersi in una Babele informativa dove ogni notizia è una verità provvisoria e ogni certezza dura lo spazio di un clic. Come può il cittadino globale distinguere il vero dal verosimile, il dubbio sano dalla manipolazione? Forse la risposta non è trovare nuove certezze, ma imparare a vivere nell’incertezza, coltivando il pensiero critico e la consapevolezza della propria fragilità cognitiva. Questo articolo propone un viaggio tra riflessioni e sguardi diversi, da Dominici a Mazzucchelli, da Varanini a Mezirow, per provare a rispondere.

La Stultiferanavis in viaggio al di là di ogni confine

Il mare e l’oceano sono da sempre metafore potenti per raccontare l’essere umano, la sua anima e il suo abitare il pianeta Terra. Il mare è sempre un confine, un al di là da Oltrepassare (metafora usata nel mio libro 𝐎𝐋𝐓𝐑𝐄𝐏𝐀𝐒𝐒𝐀𝐑𝐄 – 𝐏𝐫𝐚𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐮𝐦𝐚𝐧𝐢𝐬𝐭𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐫𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐫𝐞 𝐚𝐥 𝐌𝐞𝐭𝐚𝐯𝐞𝐫𝐬𝐨), per andare Altrove e Oltre, anche se l’uno e l’altro si possono portare appresso sfide nuove, rischi e pericoli, come sempre accade quando di va in esplorazione di ciò che è sconosciuto, dell’ignoto e del misterioso, del lontano e del potenzialmente burrascoso e ostile.

Macchine computanti e intelligenza

Macchina. Computazione. Intelligenza. Tre parole chiave attorno alle quali troppo poco si riflette. Parole che leggiamo così spesso, sembrano non dirci nulla. Torniamo a porvi attenzione. Per questo è utile tornare al titolo dell'articolo di Turing "Computing Machinery and Intelligence". Titolo nascosto ai lettori italiani dietro parole fuorvianti.