TESTI
Buon 2035 (sì, proprio duemilatrentacinque)
Probabilmente il 2025 non ci cambierà la vita ma ci avvicinerà, tanto o poco, ai nostri sogni; o forse ci allontanerà da essi, perché la vita è imprevedibile. Ma se ogni volta che ci capita qualcosa (o qualcosa capita all’intera umanità) proviamo ad elevarci per cercare una visione di più ampio respiro, possiamo sempre correggere il tiro e scegliere di intraprendere una diversa direzione.
Gaber e il Natale: un'idea o un fatto storico?
Il Natale anche solo filosoficamente inteso non è altro che la risposta all'idea astratta di Dio, che "avviene" su questa terra assumendo negli umanissimi tratti la sensibil forma auspicata da Leopardi, rendendosi volto di bambino, riconoscibile e pertanto corrispondente al desiderio di concretezza che ci contraddistingue.
A cosa servono i filosofi nell’era dell'intelligenza artificiale
Nell'era dominata dalla tecnologia e dalle intelligenze artificiali generative, diventa sempre più impellente interrogarsi sull'evoluzione tecnologica in atto ma soprattutto su quella umana. In molti, compresi filosofi più o meno pop, si esercitano nel fornire memi, concetti, riflessioni utili a celebrare le sorti progressive delle intelligenze artificiali e facendo finta di non vederne le implicazioni, filosofiche ma soprattutto umane. Questi e tutti i filosofi dovrebbero al contrario ritornare a quello che da sempre è il ruolo del filosofo: porsi domande, interrogarsi e contribuire a dialoghi maieutici capaci di aumentare e migliorare la conoscenza, coltivare la responsabilità, sviluppare l'umanità.
Siamo tutti in cammino senza una bussola in tasca
Siamo tutti in viaggio o in cammino, e la meta spesso è nebulosa o incerta, e la tentazione di cercare scorciatoie è sempre in agguato. Ma il cammino è lungo e tortuoso e le aspettative sono alte (“Ora e Quando sarà / l’Evento atteso”) e la speranza di trovare alfine “un unico percorso a senso” mai ci lascia. Crediamo di poterci fare guidare dalla ragione e da una fede incrollabile ma nell’età del nichilismo dispiegato anche queste sono armi spuntate, che mostrano tutta la loro debolezza. Viviamo nell’implosione di una società che sta conoscendo il suo tramonto (questo significa vivere in “occidente”). “Ma è pena umana questa illusione / di arrivare, in vita, al dunque”: altro non ci resta se abbiamo rimosso il senso profondo della nostra esistenza, se ci rifiutiamo di guardare in faccia i nostri demoni.
A proposito del poetare nell’età della Techne
E’ ancora possibile la Poesia nell’età della Techne? Questo è il tema di questa lirica. La risposta che si ricava dai versi è una risposta desolata, pessimistica, negativa. In un’età in cui la ratio occidentale è giunta alla sua massima espressione con il dominio della scienza e della tecnica, la domanda sul senso dell’esistenza, che nasce dalla meraviglia di un cielo stellato (“gli spazi siderali”), dal legame con “la terra degli uomini”, dalla parola nuova e inaudita (“il non detto dei sapienti”), appare ormai caduta in oblio. Al poeta di questa nostra società ipertecnologica, che ha cancellato il senso cosmologico dell’esistenza, che vive nell’oblio dell’essere (Heidegger), non rimane che affidarsi al “silenzio della propria insignificanza” e al “vuoto della propria dispersione” per cercare di cogliere qualche debole segnale (“l’eco flebile della tua voce”) della parola della musa. Silenzio e vuoto: proprio ciò che manca all’uomo di oggi, proprio ciò che viene evitato come la peste. Che è come dire che l’uomo moderno fugge da sé e dal proprio significato destinale, evitando accuratamente di fermarsi a guardare dentro se stesso e a porsi le domande esistenziali che lo rendono pienamente un essere umano. Il poeta sembra non aver più nulla da dire, o di non essere più in grado di proferir parola, conscio com’è di rimanere inascoltato, consapevole che le parole hanno perso la loro sostanza, la loro potenza, la loro risonanza interiore, triturate e polverizzate dal clamore mediatico. Eppure nei versi finali rimane aperta una speranza: “un’eco flebile” da captare, forse una nuova parola originaria si sta affacciando…
Ma tu, amico mio, sai perché stai zappando?
Ti sei mai fermato a riflettere sul significato delle tue azioni quotidiane? In questa semplice domanda si cela una profonda riflessione. Perché facciamo ciò che facciamo? Perché ci alziamo ogni mattina e affrontiamo la nostra routine? Nel mondo aziendale, frenetico e scandito da obiettivi, scadenze e riunioni, fermarsi a riflettere sembra quasi un lusso.
Il tempo del disincanto
Viviamo il tempo del disincanto, percepiamo e forse abbiamo anche compreso quanto sian illusorie le promesse della tecnologia e delle sue piattaforme. Il disincanto nasce dalla consapevolezza di quanto lontana sia la felicità promessa e insufficienti le gratificazioni e i doni elargiti da piattaforme sempre più abuliche nella lororicerca affamata di dati e informazioni. Il disincanto nasce anche, per alcuni, da una accresciuta consapevolezza sull'essere stati trasformati in semplici consumatori, merci.
Dove va il nostro sguardo?
Anche se la bolla narrativa sulle IA generative e l’IA in generale sta scoppiando, sono ancora numerosi i post che in Rete celebrano le immagini prodotte con strumenti di IA, spesso usate per veicolare e promuovere corsi su come crearle, per dimostrare entusiasticamente l’evoluzione della tecnologia, per alimentare una tecno-ideologia in forma di cornice all’interno della quale tutto racchiudere.
Transumanesimo e bioetica personalista a confronto
La tecnica a servizio dell’uomo o l’uomo a servizio della tecnica? Questo è il grande dilemma che vede spesso confrontarsi e scontrarsi la posizione transumanista e quella personalista della bioetica. Il Transumanesimo è nato negli anni ‘80 nelle università americane e incentiva l’uso della tecnica al fine di superare i grandi limiti della natura umana come la vecchiaia e la morte. Oggi grandi progetti transumanisti sono capitanati da personalità del calibro di Elon Musk, Mark Zuckerberg (...).
Goethe: la conoscenza come morfogenesi
Dentro un giardino botanico. La forma come proprietà emergente. Ordine e disordine, descrizione e osservazione. Linneo e Goethe: due pensieri, due costruzioni di pensiero e due esperienze a confronto. Da un lato la costruzione perfetta e dettagliata del pensiero di Linneo, dall'altra il pensiero di Goethe che vede in questa costruzione, astratta e metafisica, un allontanamento dalla realtà e dalle cose fisiche. Il tutto raccontato attraverso dissertazioni scientifiche e versi poetici.
Il coraggio, una virtù perduta?
Di coraggio se ne parla molto ma è sempre quello degli altri. Di coraggio invece bisognerebbe parlare di più e in modo diverso. Coraggio come capacità di scegliere, decidere e volere, come vivere senza paura, saper (ri)cominciare, accettare l’enigma di ciò che ci fa agire come agiamo anche se non ci sono tornaconti o ricompense alcune. Un coraggio etico, persistente nel tempo, finalizzato a orizzonti aperti, non necessariamente legato all’atto eroico sacrificale ma che si pratica come atto costitutivo della propria identità e che ci rende insostituibili.
Questo piccolo mondo antropocentrico
Se vogliamo essere pronti alle grandi sfide che attendono l’umanità nei prossimi anni, la cultura del protagonismo deve cedere il passo a una visione più ecosistemica, nel business come nella politica e nella sfera individuale. In fin dei conti ha poco senso possedere un ego spropositato quando su scala planetaria il genere umano ha una presenza pressoché irrilevante!
Il tempo tecnologico è viscoso e agitato!
Il tempo tecnologico è lineare, binario, accelerato, compresso, pulsante. Il tempo tecnologico fa da attrito per tutti gli elementi con cui è in relazione, si contrae come un buco nero, non lasciando dietro di sé alcuno spazio, ma un semplice campo gravitazionale. Così intenso da non lasciare sfuggire nulla, neppure le tante azioni che caratterizzano socialmente i mondi abitati dalle moltitudini della Rete.
Un certo tipo di letteratura
Ognuno può essere, produttore e consumatore. Non solo di beni e di merci. Ma di conoscenza. Ognuno può essere docente e discente, autore e lettore. Ognuno, ora, può essere autore del suo testo. La tecnologia oggi accessibile può essere veramente intesa come poiesis –modo di produrre, creare. Anziché legittimare il ruolo di chi pone vincoli, libera dal vincolo. Il testo vive senza bisogno di una organizzazione previa. All’origine sta un disordinato, ridondante e rumoroso affastellamento di conoscenze. Pensiamo a quella gran ‘base dati’ che è il Web. A partire da questa ‘base dati’ la persona, ogni persona, autore-lettore, potrà di volta in volta costruire nuovi e ricchi e sempre diversi percorsi di senso. Aggiungendo, interpolando, modificando materiali preesistenti, così come già faceva, con tecnologie ben più povere, il giullare, l’‘anonimo cantore’.
Balocchi e profumi
Chi ha passato i 50 anni forse ricorderà ancora di non aver potuto scansare una canzone che giungeva periodicamente ad ammorbare l’umore. “Profumi e balocchi”, scritta tra le due guerre e riciclata nel tempo da vari artisti, parla di infanzia abbandonata, di bambini lasciati soli, privati di attenzione e balocchi e destinati di conseguenza a fatale deperimento, consunzione e morte. Aldilà delle venature morali e sessiste del testo, comunica un fastidio ancora attuale: in un tempo in cui i non luoghi dei centri commerciali sono le piazze di non incontro della vita quotidiana, la luce delle vetrine eclissa i bisogni di fondo dei bambini. Che sono di tutti. Oggi la morte è inaridimento relazionale, rischio concreto per adulti e bambini, prima e dopo il Covid.
Pensieri sotto l'albero
Alcune riflessioni in forma di pensieri sparsi, organizzati ed espressi in modo semplice e conciso con l'obiettivo di farsi leggere e far pensare. Un piccolo regalo a chi sotto l'albero è ancora disposto a usare criticamente il proprio pensiero, a praticare l'arte del dubbio e delle domande, per provare a cercare le tante risposte di cui oggi sentiamo tutti, esistenzialmente, il bisognno.
Compassione (parole da salvare)
compassióne [dal lat. compassio -onis, der. di compăti «compatire», per calco del gr. συμπάϑεια]. Pietà, pena, commozione, dolore, commiserazione, compatimento, comprensione, miseicordia, infulgenza, clemenza, clemenza, carità, bontà, generosità, sensibilità e umanità. Un concetto che prende forma da quello di pietà, anche nel suo significato dispregiativo. La radice della parola evidenzia il suo significato valoriale nella forma di partecipazione alla sofferenza dell'altro (sentimento di pietà verso chi è infelice, anche il patire insieme evangelico). Espressione di un sentimento d'amore autentico, agito anche senza un tornaconto personale. Punto di partenza per una comunicazione dialogante e empatica.
Miguel Cervantes
Miguel de Cervantes Saavedra avrebbe voluto essere un poeta e scrisse bellissimi versi ma è diventato celebre come romanziere grazie al suo capolavoro, il “Don Chisciotte”, che è stato anche il primo romanzo mai pubblicato. Esso venne edito in due parti a distanza di parecchio tempo l’una dall’altra, il primo volume nel 1605 quando Cervantes aveva 58 anni, il secondo nel 1616 quando ne aveva 68.
Di chi sono le storie
Narrazioni come organizzazione di senso e knowledge management. Le narrazioni non sono narrazioni create ad hoc da pretesi esperti, ma narrazioni spontanee di persone reali che fanno parte di un contesto sociale, di una comunità o di una organizzazione. Lo sguardo dell'osservatore professionista non è privo di importanza ma non è che un sguardo in una pluralità di sguardi.
Carezzare le parole che cambiano, noi con loro
Chi è capace di entrare in connessione empatica con gli altri, è abituato all’ascolto, e a guardare negli occhi il suo interlocutore o la sua interlocutrice, sa che con le parole è possibile ferire un corpo così come accarezzarlo dal di dentro, armonizzando mente e cuore, emozioni e pensieri. - Un capitolo intero da me scritto, tratto dal libro OLTREPASSARE - Intrecci di parole tra etica e tecnologia, scritto insieme a Nausica Manzi e pubblicato nel 2022.